giovedì 6 marzo 2008

IBL: un manuale di riforme per liberare l'Italia

In un paese in cui si avverte un drammatico deficit di idee, l’Istituto Bruno Leoni mette a disposizione un programma “chiavi in mano” per liberare l’economia e ridare slancio al paese. Il volume, disponibile online, “Liberare l’Italia. Manuale delle riforme per la XVI legislatura” (PDF), i cui contenuti sono anticipati oggi dal Sole 24 Ore, affronta le maggiori sfide di politica economica e offre soluzioni coerentemente liberiste.

Scrivono sul Sole il direttore generale dell’IBL, Alberto Mingardi, e Stefano Parisi, membro del board dell’IBL: “l’Italia ancor oggi sconta, nei suoi tassi di crescita continuamente corretti al ribasso, un grado insufficiente di libertà economica”. Quindi, per l’IBL, occorre promuovere una sostanziale apertura del mercato, attraverso la riduzione dell’intervento pubblico a partire da tasse e spesa, e un ampio piano di liberalizzazioni e privatizzazioni. Per mettere in atto queste misure non servono cambiamenti istituzionali: tutto ciò è nelle facoltà di un governo volenteroso. “Le proposte dell’Istituto Bruno Leoni per liberare l’Italia – scrivono Mingardi e Parisi – non sono un libro dei sogni. L’Istituto e gli studiosi che hanno collaborato con esso hanno cercato di dare organizzazione puntuale e pragmatica a una serie di necessità che la società italiana dimostra giorno dopo giorno di sentire, ma che per ora non sono state articolate in un catalogo di cose da fare”.

Alla redazione del manuale hanno collaborato: Ugo Arrigo, Rosamaria Bitetti, Filippo Cavazzoni, Giuliano Cazzola, Luigi Ceffalo, Giuseppe De Filippi, Piercamillo Falasca, Giampaolo Galli, Andrea Giuricin, Carlo Lottieri, Giuseppe Pennisi, Jacopo Perego, Francesco Ramella, Serena Sileoni, Carlo Stagnaro, Domenico Sugamiele, Michele Tiraboschi e Massimiliano Trovato.

Il testo integrare di “Liberare l’Italia. Manuale delle riforme per la XVI legislatura” è liberamente scaricabile qui: (PDF)

Partendo dal testo del Manuale (PDF), l’IBL propone 12 riforme per rimettere in sesto l’Italia nel primo anno di governo: un provvedimento al mese.

Le riforme più urgenti sono:

1. Abolire la legge Finanziaria
La legge finanziaria – e con essa il Dpef – oggi è un provvedimento omnibus, che manca di chiarezza e trasparenza. Bisogna trasformarla in una vera e semplice legge di bilancio, come negli altri paesi, facendo venir meno il clima da assalto alla diligenza che ne caratterizza la presentazione.

2. Semplificare il fisco
Il sistema fiscale è troppo pesante, complesso e progressivo. Per semplificare il rapporto del cittadino con l’erario e ridurre la pressione fiscale bisogna introdurre le seguenti aliquote: no tax area fino a 8 mila euro di reddito; 20 per cento fino a 20 mila, 25 per cento da 20 a 70 mila, 33 per cento oltre 70 mila.

3. Una no tax region al Sud
Bisogna sostituire gli aiuti a pioggia con esenzioni fiscali per attrarre investimenti. In primo luogo, si tratta quindi di azzerare le imposte sul reddito delle imprese che investono al Sud. Flat tax del 10 per cento per gli stranieri che decidono di porre la loro residenza in una regione meridionale.

4. Legge Biagi nella PA
Estendere la legge Biagi al settore pubblico vuol dire garantire la flessibilità che è premessa indispensabile dell’efficienza. Applicare la Biagi alla PA risponde anche a un principio di equità: non v’è ragione di trattare i dipendenti privati e pubblici in modo differente.

5. Un testo unico sul lavoro
Bisogna procedere a una massiccia serie di abrogazioni che portino a un testo unico sul lavoro che disegni una modulazione delle tutele secondo l’ottica dei cerchi concentrici (a partire da un nucleo fondamentale di diritti applicabili a tutti i rapporti di lavoro).

6. Abolizione dell’Inail
La sicurezza può essere affrontata solo in un’ottica. Premi assicurativi basati su una classificazione dei rischi sono cruciali per favorire le imprese virtuose e penalizzare quelle che espongono i dipendenti a rischi elevati. Bisogna aprire i servizi Inail e privatizzare l’ente.

7. No al valore legale del titolo di studio
L’abolizione del valore legale del titolo di studio è il primo, indispensabile passo verso una vera concorrenza nel sistema universitario. Il valore legale ha favorito la proliferazione delle sedi universitarie e il parallelo abbassamento della qualità.

8. Finanziamento dell’educazione
Per costruire una scuola di qualità, è prioritario restituire libertà di scelta alle famiglie: a ogni studente va assegnato un valore medio annuo, che sarà trasferito dallo Stato, alla sede scolastica o universitaria effettivamente frequentata, sia essa pubblica o privata.

9. Concorrenza nella sanità
Si propongono meccanismi di compartecipazione e di articolazione dell’impegno dei soggetti pubblici e privati, in forma individuale e associativa, superando le strozzature di una regolamentazione inefficace e mobilitando così risorse finanziarie e organizzative.

10. Privatizzazioni
Si propone di procedere alla totale cessione delle abitazioni di proprietà pubblica e al blocco di ogni iniziativa diretta degli enti pubblici nell’ambito dell’edilizia residenziale; utilizzando le risorse ottenuto dalla cessione degli immobili per distribuire aiuti monetari per le famiglie in difficoltà.

11. Liberalizzare i servizi pubblici locali
Vietare da subito l’affidamento in house e imporre il principio della gara. Gli enti locali devono privatizzare le imprese di cui detengono quote, spesso maggioritarie. Bisogna ridurre i trasferimenti erariali ai comuni azionisti, destinando il risparmio all’abbattimento del debito.

12. Certezza dell’autorizzazione
Introdurre un periodo di negoziazione obbligatoria tra imprese e stakeholder dopo il rilascio dell’autorizzazione. Poi saranno drasticamente limitate le possibilità di emettere sospensive, in modo da disincentivare ricorsi e ridurre il volume della litigation ingiustificata. Il testo integrare di “Liberare l’Italia.
Manuale delle riforme per la XVI legislatura” è liberamente scaricabile qui: (PDF)

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