venerdì 7 marzo 2008

Onore al soldato Mastella, fucilato dall'intellighenzja post staliniana. Carlo Panella

Un inquietante legame unisce la tracotanza e arroganza di cui Veltroni ha dato prova nel trattare con socialisti e radicali, lo squallore sconcertante delle sue liste (con questa ineffabile bionda Madia che continua a teorizzare che per fare un mestiere è necessario non saperlo, ed è capolista nel Lazio!) e la fine politica di Clemente Mastella.
Oltre al cinismo, alla teoria ''della fuffa'' e al piglio staliniano, c'è di peggio, di molto peggio: la complicità prona dei media ''de sinistra'' nel favorire i voleri del ''prence'' e nel demonizzare l'uomo di Ceppaloni.
Assieme a Romano Prodi, infatti, non è caduto solo per la seconda volta -e ignominiosamente- un premier; è caduta anche quella strategia che D'Alema e Veltroni -assieme- hanno elaborato e praticato dal 1994 in poi, che ad un certo punto trovò proprio nel ''mastellismo'' il suo baricentro: il rassemblement ''democratico'' per combattere ''l'emergenza'' costituita da Berlusconi. Là dove il cavaliere era ''nero'' portava alla fine della democrazia e via stalineggiando. La baracca messa in piedi da Veltroni e D'Alema in questo quadro, si reggeva su due elementi: odio viscerale per Berlusconi e gioco di Palazzo, di corridoio.
Prima Dini -nel 1995- poi Mastella -nel 1998- sono stati i maggiori successi di questa strategia: il primo perché ha tradito Berlusconi non dimettendosi dopo pochi mesi per dare spazio alle elezioni; il secondo perché ha fornito a D'Alema -sotto la leadership del geniale Cossiga- quella quarantina di deputati trasformisti che hanno tradito il voto loro consegnato per contrastare l'Ulivo e hanno permesso al fallimentare Ulivo di reggere ancora per tre anni.
Ma nella logica staliniana, il traditore, anche se gioca per te, va eliminato, non te ne puoi fidare. Non solo, lo devi additare al pubblico ludibrio. Così, Mastella, ogni volta che non obbediva agli ordini -perché è pur sempre un centrista, e anche abbastanza garantista- si riceveva una bella dose di fango... dalla stampa filogovernativa -cioè: tutta, o quasi- sino all'epilogo drammatico delle sue dimissioni.
La magistratura, naturalmente, è stata in perfetta sintonia con questo andazzo culturale e ha in più fornito armi e plotone d'esecuzione per puntire il ''voltagabbana''.
Una operazione mediatico-politico talmente radicale che Mastella si è trovato nella inedita posizione -riscontrata da tutti i sondaggisti- di un valore addirittura negativo -meno 4-6%- per chiunque se lo mettesse in lista.
Alla fine, lui ha dovuto prenderne atto e ritirarsi.
Chapeau a un buon politico, che ha ha avuto essenzialmente il torto di pensare che gli ex comunisti -politici o giornalisti- fossero dei galantuomini.

1 commento:

Anonimo ha detto...

La ringrazio per Blog intiresny