domenica 4 maggio 2008

Se anche il comico è sinistro. Paolo Pillitteri

Un conto è essere di sinistra, un altro essere sinistro. Ce lo dicevano i maestri della socialdemocrazia che si consideravano bensì marxisti, cioè di sinistra, ma di stampo revisionista e riformista, giammai “sinistri”. Non è questione di lana caprina tanto più se certi comici, vedi il Maurizio Crozza che va per la maggiore, ma anche il brillante Michele Serra, pensano di essere di sinistra ma, a tutti gli effetti, sono sinistri, univoci, undirezionali, sulla medesima via, quella al comunismo d’allora, scambiato come unica, autentica sinistra. Per Serra, le stagioni della sinistra al governo nel dopoguerra sono state troppo brevi: “neanche dieci anni su sessanta di vita repubblicana”, facendo coincidere la sinistra italiana col Pci, poi Pds, poi Ds e ora Pd, eliminando d’un sol colpo i sociaisti di Nenni, Craxi, Pertini, roba da pensiero unico. Crozza, dal canto suo, ha detto alla “Stampa” che con la morte elle utopie, non è la sinistra che non ascolta la gente, è invece la gente che non ascolta la sinistra.

Essere di sinistra, secondo l’inventore del tormentone “maanchista” veltroniano, “significa tolleranza e libertà: valori superati. Gramsci, Bordiga,Togliatti lottavano per togliere povertà e disuguaglianza, oggi si lotta per togliere l’Ici... dal Che Guevara siamo passati la Che L’ho Duro”. Ora, che Gramsci, Bordiga,Togliatti e Che Guevara siano le stelle polari del Crozza-pensiero, lo sospettavamo, pur senza stupirci. Quei nomi appartengono alla mitologia della sinistra, sono, anzi, la leggenda sinistra di un’ideologia che lungi dal rispettare tolleranza e libertà, ha realizzato, dove fu al potere per oltre settant’anni, totalitarismo, oppressione, negazione della libertà, miseria e gulag. Tutto questo si sapeva non dopo la caduta del Muro comunista ma molto, molto prima ,ed è un peccato che non sia capitato fra le mani allo studente Crozza quell’insuperabile classico di Orwell, “Animal farm”, che spiegava molto bene che cosa significasse, nell’universo repressivo della dittatura del proletariato, la parola uguaglianza: c’era sempre qualcuno più uguale degli altri.

Quanto al Che Guevara, sono da non pochi anni in vendita le biografie molto meno agiografiche e molto più obbiettive su un mito, oggi da T shirt, ma ieri quando era al governo cubano, emblema del più duro stalinismo, inflessibile fucilatore di dissidenti. Uno come Crozza, per dire, ai tempi del Che o nei regimi cari a Gramsci e a Togliatti, sarebbe finito se non alla Lubianka, certamente in gelidi campi siberiani a spaccare sassi. “Ma anche” a rieducarsi su concetti come egemonia, filosofia della prassi, dittatura del proletariato. E poi dicono che uno si butta a destra... (l'Opinione)

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