lunedì 16 marzo 2009

Madoff, Cirio e Parmalat. Davide Giacalone

Tutti hanno pubblicato la notizia, ma senza commentarla, senza cercare di capirne il significato: Bernard Madoff, finanziere statunitense, entra in un’aula di giustizia, ammette di essere colpevole, di avere truffato e mentito al mercato, da lì si trasferisce in un carcere da dove rischia di non uscire più. E’ matto? Da noi non sarebbe mai successo, e la ragione va cercata nell’italica, scassatissima giustizia.
Madoff sapeva che l’accusa avrebbe dimostrato la sua colpevolezza. A quel punto poteva fare tre cose: a. spararsi; b. tentare di scappare, senza riuscirci (era già sorvegliato) o per essere ripreso; c. trattare. In un sistema accusatorio, come sono gli Usa e vorrebbe essere l’Italia, nel processo non si cerca la “verità”, ma c’è chi accusa e chi si difende, tanto da rendere ovvio che il giudice non può essere collega di nessuna delle parti. Se l’accusato ammette la colpevolezza il processo è inutile, lo Stato risparmia, gli riconosce la collaborazione e lo premia. Madoff, in attesa della sentenza, che sarà letta il 16 giugno, ha potuto scegliere in quale carcere andare. La pena sarà severa, ma meno che al processo. Da noi si nega sempre, perché conviene: a processarti ci mettono lustri, nel frattempo arrivano indulti e cambi di legge. Pensate a processi come Cirio e Parmalat.
Neanche confessando, si accelera. Da noi la confessione non chiude la partita: ha ucciso lei suo marito? Sì, l’ho fatto a pezzi e messo nel congelatore. Bene, facciamo il processo. E che lo facciamo a fare? Il reo confesso potrebbe mentire. A parte che mentendo commette un reato, anche nel caso Madoff le indagini continuano, solo che si libera il tribunale.
Al termine dell’udienza le parti lese gioivano. In Italia è già tanto se sopravvivono fino alla fine. Anche su di loro, però, si rifletta: Madoff non era una banca o un fondo pensioni, gestiva un sistema speculativo che assicurava (si fa per dire) rendite favolose. Gli investitori lo avevano scelto per avidità. Nel caso delle banche che avevano creduto in lui, l’avidità si è sommata all’incapacità. Le leggi tutelano dai criminali, e difatti il finanziere è e resterà in galera, ma il mercato punisce chi crede di potersi arricchire senza lavorare e senza rischiare. Madoff è colpevole, i suoi clienti, le sue “vittime”, non sono innocenti.

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