venerdì 20 novembre 2009

Montezemolo scende in politica. Anzi, è sceso. O forse no. L'Occidentale

Ora il dilemma è scendo o non scendo. Scendo o non scendo. La discesa nell’agone politico del presidente della Fiat Luca Cordero di Montezemolo sembra esser diventata più che un tormentone politico, una barzelletta. Sono mesi che l’ex presidente di Confindustria fa associazioni, tesse legami, lancia proclami, dà indicazioni su cosa deve o non deve fare il governo. Sentendosi ancora appieno nel vecchio ruolo di presidente di Confindustria, non manca occasione di intervenire sui grandi temi del momento: sì alla riforma della giustizia ma condivisa con l’opposizione, e attenzione a non cedere alla trappola della legge ad personam, altrimenti il tema non si fa solo scottante ma anche pericoloso. E poi ancora: “è necessario che le riforme sociali non siano disgiunte da quelle economiche, pensioni e fisco in primis”.

Quanto all’esecutivo, Montezemolo ha le idee chiare: non è una questione di numeri ma di volontà: “la maggioranza ha un grande programma ma una grandissima difficoltà a realizzarlo”. E guai anche solo paventare l’idea di elezioni anticipate, è come la minaccia di una pistola scarica”. Una pistola, viene da pensare, che potrebbe colpire in primis proprio l’ex presidente di Confindustria, il quale sa bene che semmai dovesse decidere di compiere il grande passo, gli servirebbero tempi ben più lunghi di quelli da qui a primavera.

Non c’è che dire. La quasi discesa in campo di Montezemolo continua a lasciare molti dubbi e mezze certezze. Tra le mezze certezze quella che si sta consolidando un fronte moderato, che da Montezemolo potrebbe arrivare direttamente al Fini restyled, passando per Rutelli, da cui non si sa se la politica italiana guadagnerebbe sul fronte delle idee si ma certamente in stile e bellezza. (Ma ve lo immaginate Montezemolo mentre fa le corna nella foto di gruppo di un summit internazionale?).

Non tutti hanno la fortuna di nascere con la camicia o con il doppio cognome o di avere origini nobili. Lui sì e quando, lanciando la sua Italia Futura, l’abbiamo sentito ammettere che la sua generazione aveva fallito, sulla nostra schiena è corso qualche brivido. Sarà perché in fondo la storia la fanno gli uomini con le loro azioni o perché maliziosamente pensiamo che “Montezuma”, qualche colpa ce l’ha eccome. Se la FIAT è entrata in crisi è successo per colpa di dirigenze allegre e poco lungimiranti e di sovvenzioni statali a pioggia (che Luca non risulta abbia mai disdegnato) ma che ne sarebbe stato dell’azienda senza un buon risanatore come Sergio Marchionne? Sarà un caso che la Fiat si sia risollevata grazie a un manager vero, così diverso da un presidente che è anche manager ma che sulla coscienza ha il fallimento della Cinzano, dei mondiali ’90 (in quegli anni Luca dirà che il problema è totalmente della classe politica, respingendo ogni responsabilità per tutti i soldi da lui usati inutilmente, quindi sulle spese pubbliche centuplicate), di una gestione schizofrenica di Confindustria, etc, etc, etc?

Il 2012 sarà l’anno della riscossa, o, come racconta il discusso film di Roland Emmerich, l’anno della catastrofe? Se facessimo parlare Montezemolo, non avremmo dubbi: nella sua Italia immaginaria “qui è già domani”. Un monito importante per il futuro. Anche se lascia non qualche preoccupazione sul nostro povero presente.

P.s. Consentiteci una nota di banale chiacchiericcio giornalistico: chi lavora a Viale dell’Astronomia non ha ancora capito perché mai Montezemolo abbia voluto a tutti i costi un’entrata separata per i dirigenti rispetto ai comuni lavoratori. E che dire dei tavoli dell’Associazione degli Industriali? Sono dell’azienda che fa capo a lui, la “Frau”, come le poltrone del settimo piano, quello riservato alle cariche più alte. Ma questo in fondo è solo gossip…

2 commenti:

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