venerdì 11 giugno 2010

Il Duce riabilitato. Arturo Diaconale

Nessuno lo avrebbe potuto mai prevedere. Tanto più chi ha vissuto durante la ventata della nuova Resistenza, della fase “laica, democratica e antifascista”, dell’arco costituzionale che avrebbe dovuto riproporre l’alleanza tra i vecchi partiti del Cnl e fissare i paletti di legittimità oltre i quali c’era solo il nero fascismo di ritorno. E non solo quelli delle prime generazioni del secondo dopoguerra ma anche quelli delle ultime e più recenti generazioni. In particolare quelli che hanno ascoltato le parole di Gianfranco Fini sul “fascismo inteso come male assoluto” e , quindi, condiviso il giudizio insito in questo concetto secondo cui il fondatore del fascismo, Benito Mussolini, debba essere considerato come il genio del male. Bene, chi è vissuto respirando l’aria spessa e densa di odori forti e netti dell’antifascismo , non può non rimanere stupito ed interdetto di fronte alla bizzarra circostanza che, in occasione del settantesimo anniversario del discorso con cui il Duce annunciò da Palazzo Venezia l’entrata in guerra dell’Italia, gli eredi diretti della nuova Resistenza, dell’antifascismo militante, della teoria dell’arco costituzionale ed i neofiti del fascismo male assoluto e di Mussolini genio del male, abbiano avviato una operazione di aperta e dichiarata riabilitazione del Cavaliere della prima metà del secolo scorso. Mussolini? Dittatore si ma, comunque, condizionato da Chiesa, monarchia, esercito, grandi industriali oltre che dai ras e dai gerarchi. Ed il fascismo? Regime autoritario senz’altro ma incapace di diventare totalitario a causa della sua sostanziale inefficienza.

E, soprattutto, Mussolini dittatore e fascismo autoritario sicuramente ma neppure da paragonare all“uomo solo al comando” dei nostri tempi ed al moderno regime che attraverso il controllo delle televisioni modella e condiziona i cervelli e le anime degli italiani. Insomma, Mussolini sarebbe un despota dilettante rispetto a quello professionista rappresentato da Silvio Berlusconi. Di conseguenza, di fronte all’esistenza attuale di un genio del male infinitamente superiore a quello del passato, quest’ultimo diventa automaticamente un genio del male relativo, che finisce automaticamente con l’essere rivalutato e riabilitato se rapportato e confrontato con il modello perfezionato e peggiore rappresentato dal Cavaliere dei nostri giorni. Non si tratta di una rappresentazione paradossale e farsesca del momento presente. Si tratta, purtroppo, di un dato reale. Pare che una sorta di nevrosi ossessiva si vada diffondendo tra gli uomini e le forze che sono schierate all’opposizione e li spinge a dare una rappresentazione sbiadita del passato pur di tratteggiare con colori marcati e violenti la realtà politica attuale. Questa sindrome, che produce esasperazione a getto continuo, nasce da precise ragioni politiche. Dipende dalla delusione di chi aveva sperato che prima l’offensiva giudiziaria, poi quella del gossip, successivamente quella degli scandali ed ora la più pericolosa di tutte rappresentata dalla crisi dell’euro e dell’economia occidentale, potessero compiere il miracolo di spiantare Silvio Berlusconi dal centro della scena politica nazionale. Ma, pur avendo cause politiche, non sembra in grado di spingere chi soffre di questa nevrosi e di questa delusione verso uno sbocco di natura politica. Gran parte dell’opposizione cede alla sindrome, si rifugia nell’esasperazione, si crogiola nella delusione impotente ed arriva addirittura a rimpiangere l’antico dittatore pur di poter meglio esecrare quello che, come ha detto Antonio Di Pietro, potrà essere rimosso solo se il Signore se lo richiamerà a miglior vita. Insomma, cose da pazzi! Che in termini politici si traducono nel rafforzamento continuo del Cavaliere di oggi. Gli italiani sono pratici. E sanno di non avere scelta se l’alternativa a Berlusconi è solo la follia collettiva! (l'Opinione)

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