lunedì 23 aprile 2012

Caramelle. Gianluca Perricone

 
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Come noto ai più, Crema è in provincia di Cremona, in quella Lombardia che ci ha fin troppo abituato ad azioni giudiziarie alquanto controverse. Meno noto, forse, è il fatto che in quel di Crema gli ambienti giudiziari siano impegnati a seguire un caso che davvero potrebbe finire su tutti i testi di diritto penale delle università italiane, anzi europee: il furto – datato agosto 2010, quasi due anni fa – di un pacchetto di caramelle dal valore (tenetevi forte!!!) ammontante a ben 1euro e 19centesimi. Roba da mettere in ginocchio la già malridotta economia nazionale. 
E – almeno a leggere la cronaca milanese di Repubblica – ad occuparsi della rilevante vicenda sono stati due giudici: insomma “roba grossa”, come scriverebbe Marco Travaglio.
La 24enne romena accusata di cotanto misfatto ha intanto fatto perdere le proprie tracce; insomma si è resa irreperibile ma, come è noto, la nostra giustizia è testarda (dimostrandosi, spesso, sprezzante anche del senso del ridicolo) e va avanti nel proprio corso.
Sempre la cronaca milanese del quotidiano diretto da Ezio Mauro ci ricorda che «la prima udienza risale al gennaio scorso. La successiva è stata celebrata con l'audizione dei due soli testimoni: la commessa del market e l'agente di pubblica sicurezza che formalizzò la denuncia a piede libero». Ad autunno prossimo si svolgerà anche la terza udienza dedicata alla discussione in aula. Alla quale dovrà partecipare anche il difensore d’ufficio della 24enne (il quale, candidamente, ha fatto sapere di non aver mai incontrato la sua cliente né di essere mai riuscito neppure a contattarla) ma non di certo la sua cliente che chissà da dove starà assistendo a questo “processo”. L’avvocato, del resto ha giustamente precisato che «il problema non è tanto il furto in sé, ma se valga la pena di spendere tante energie processuali per un danno da un euro e 19 centesimi. Trattandosi di un reato aggravato e quindi procedibile d'ufficio, però, non è neppure percorribile la via della remissione della querela, magari a seguito del risarcimento».
Verrebbe da chiedersi – e da domandare, soprattutto al Guardasigilli in carica – se sia mai possibile che un Paese possa andare avanti con questo tipo di sistema-giustizia, inteso sia come normative vigenti che come magistrati operanti.
Verrebbe (anzi, viene) spontaneo altresì chiedersi a quanto ammonti il costo di due giudici (che, forse, potevano essere impiegati a giudicare su casi più rilevanti) e quanto possa essere il denaro speso mettere in piedi tre udienze giudiziarie: di certo più di 1,19 euro. (Legno Storto)

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