giovedì 10 gennaio 2013

Si contenga, mi consenta

L'epica da bar della politica tv attinge oggi il suo culmine nel confronto tra il Cav. e Santoro

Non sarà la fine del mondo, ha detto Michele Santoro, citando Ligabue, nel video-editoriale di presentazione molto anticipata dell’arrivo di Silvio Berlusconi a “Servizio Pubblico” (video-editoriale in cui Santoro diceva anche che quest’anno Natale pareva Pasqua, vista la resurrezione di un Cav. che accetta il suo invito). Non sarà la fine del mondo, stasera, ma neanche “soltanto una trasmissione giornalistica”, come da settimane dice Santoro, con la modestia anche un po’ immodesta di chi chiama l’applauso con la successiva immediata esegesi dello sbarco del Cav. nello studio dei suoi cari nemici: la sola accettazione dell’invito, ha detto Santoro, è “una conferma del fatto che l’editto bulgaro fu tragico” e che c’è un “disperato bisogno” di persone che non possano essere “sospettate di connivenza”. Non sarà “duello” o “resa dei conti”, dice Santoro sapendo di mentire almeno un po’ nella sostanza (nella forma la puntata si chiamerà “Mi consenta”, e avrà la solita struttura, ma con un unico ospite, il Cav.). E però è un fatto che stasera intere comitive di amici del calcio, e anche di fan compulsivi di “X Factor”, si sono organizzate in gruppi di ascolto, anche cancellando precedenti impegni, per recarsi a casa del tizio con lo schermo più grande – tu porti la birra, io porto le pizze – a vedere quella che viene percepita come la grande “finale” di qualcosa: una telenovela, un match sportivo, una gara di recitazione, una sfida a chi alza la posta, un guardarsi allo specchio (il mio nemico ha qualcosa di me e viceversa) e anche tutte queste cose insieme. E insomma da giorni – dalle Alpi ai salotti romani – ci si chiede come si stiano preparando alla contesa i due non-contendenti, chiamiamoli così, ché Santoro continua a dire che il Cav. sarà “accolto” (manca solo un “come fosse a casa sua”) e che troverà soltanto “giornalisti” a far domande, come se Marco Travaglio non fosse colui che il Cav. chiama in ogni dove “il mio amico Travaglio”, e l’ha detto talmente tante volte che Santoro ci ha fatto il promo della puntata, quello con le vignette di Vauro su Berlusconi amletico che dice “ci vado o non ci vado”.
Qualcuno ieri su Twitter a un certo punto diceva “Marco Travaglio non ci sarà”, scatenando il panico preventivo da spettacolo guastato (c’è gente che stasera rinuncia a vedere “Masterchef”, ma lo fa con lo spirito della tricoteuse che si siede davanti alla ghigliottina). Però Travaglio, interpellato, ieri diceva che era tutto previsto “come al solito, nessuna sfida all’O. K. Corral” (ma le parti in gioco sono due). Il piano A, comunque, prevede un Travaglio nella solita forma del monologo, senza che questo impedisca interventi estemporanei, con l’apporto delle presenze abituali (Sandro Ruotolo, Luisella Costamagna, Vauro, Gianni Dragoni) e nessun altro giornalista (il Cav. ha detto no a Gianni Barbacetto ad “Iceberg”, difficile riproporlo).
Il piano B., invece, è in teoria ancora aperto, dipende dagli eventi (e dal Cav.). Fino a ieri Santoro si è interrogato, nelle conversazioni con amici e durante il brainstorming pre-puntata, sull’eventualità di invitare qualcuno che potesse punzecchiare il Berlusconi “gauchiste” (quello che cita in chiave anti Bce il premio Nobel Paul Krugman, firma liberal del New York Times).
Aveva inzialmente cercato, Santoro, un economista, magari anche giornalista, non troppo divo ma abbastanza ferrato in neo-keynesianesimo. Ma si è trovato di fronte a un dilemma: i neo-keynesiani, in questa fase, sono capaci di dare fin troppa ragione al Cav. antirigorista. Se inviti un ultra liberista, d’altronde, non schivi il rischio, era il ragionamento, ché il Cav., imprevedibile com’è, potrebbe ributtarsi come niente sull’ode allo stato minimo, in coro con l’ultraliberista. L’idea base della serata, alla fine, è di avere molte “spalle” e non un co-protagonista che tolga spazio all’attrazione principale, che ha i suoi tempi teatrali: sempre di epica si tratta, nonostante la dissimulazione del conduttore (che ha scelto di “non commentare” i preparativi). Saranno sì iniziali sorrisi e strette di mano di Travaglio, ma si sospetta possa arrivare anche “il video sulla crisi Mediaset”, come dice un globetrotter che due giorni fa ha visto “dei cronisti santoriani” appostati tra le mamme lavoratrici che protestano davanti a Mediaset, issando cartelli inferociti contro i tagli nell’azienda berlusconiana (“licenziate le mamme e assumete le mignotte”).
Non si tratta qui di scandagliare le ragioni della trasferta di Capodanno di Michele Santoro nelle insospettabili Maldive (le foto sono su “Chi”, i conti in tasca all’ignaro bagnante pure, e Libero ci ha fatto ieri la prima pagina. Ma si sa che uno va in vacanza dove gli pare, per quanto possa essere straniante la visione di Santoro nei luoghi percorsi annualmente da Gianfranco Fini abbronzato che fa snorkeling assieme a turisti più abbronzati e subacquei di lui). Nè si tratta di capire se i vari recenti soggiorni del Cav. in Kenya, nel bianco abbacinante della spiaggia di Malindi, possano essere stati lontanamente corroboranti nel preludio di un confronto stavolta non telefonico con il “Michele” che, dicono nell’entourage del Cav., stasera il Cav. vorrebbe continuare a chiamare anche in pubblico “Michele”, come faceva quanto Santoro era suo dipendente – la parola “dipendente”, comunque, si cercherà di non usarla, stasera, dice un osservatore che in questi giorni ha incontrato il Cav. tra un’apparizione tv e l’altra, ché non se ne può più di sentir rievocare la famosa telefonata in diretta del 2001 in cui Berlusconi disse a Santoro il “si contenga” universalmente noto, lamentandosi in diretta del conduttore partisan nonché “dipendente del servizio pubblico”, e in cui Santoro rispose che era “dipendente”, sì, ma “non suo” (non più). Sono del resto molto lontani – c’è stato anche un anno tecnico in mezzo – i giorni in cui Santoro, nominando in scena l’orco “Berluscòòòòni”, con “ò” aperta e occhi di bragia, catalizzava sguardi e telefonate di consiglieri Agcom e dirigenti Rai intercettati a Trani (precedute e seguite da scontri diretti e indiretta con l’ex direttore generale Rai Mauro Masi, e da risoluzione consensuale del rapporto Santoro-Rai – con buonuscita).
Si tratta piuttosto di capire, oggi, quanto le ragioni dello spettacolo prevarranno sulla voglia di veder cadere una testa (di chi?). I due, comunque, Santoro e il Cav., hanno in comune la simpatia per Flavio Briatore: l’imprenditore con gli occhiali fumé è amico e anfitrione keniota del Cav., ma è stato anche ospite molto voluto e molto difeso da Santoro in una delle ultime trasmissioni prima del riposo natalizio, quando Marco Travaglio e Luisella Costamagna sono stati sgridati dal conduttore nel loro insistere sulle passate beghe giudiziarie del boss del talent-show “The apprentice”, quello in cui Briatore faceva da maestro spiccio a schiere di aspiranti imprenditori non sveglissimi. “Non esageriamo”, diceva Santoro accigliato mentre Costamagna parlava dei processi di Briatore e Briatore chiamava Costamagna “maestrina” (“si teme che il Cav. la chiami ‘signora’, dice uno spettatore burlone di “Servizio pubblico”) e Travaglio dava ragione a Costamagna. Allora “ci dimettiamo da persone”, se quando uno esce di galera gli togliamo il saluto, diceva Santoro. E dunque oggi le opposte fazioni si interrogano: che cosa troverà, da Santoro, il Cav.? E c’è chi immagina il ripetersi del modello d’azione “Santoro che fa il conduttore liberale e Travaglio che s’incazza”, con due varianti: poliziotto buono e poliziotto cattivo che puntano allo stesso obiettivo oppure bisticcio ex post tra i due, come ai tempi dello scambio di lettere sul Fatto quotidiano (a proposito degli interventi di Nicola Porro ad “Annozero”).
Il Cav., intanto, dice chi l’ha visto in questi giorni, ha ricevuto gli “appunti” pre-Santoro dei collaboratori. Li ha letti velocemente nelle pause delle ospitate su tutte le reti, alcune delle quali singolari per argomenti della tenzone: a “Otto e Mezzo” Lilli Gruber gli ha fatto a un certo punto gli auguri per la nascita del nipotino, ma il Cav. ha fatto l’offeso (non mi ha fatto neanche gli auguri, ha detto), consigliando nel frattempo alla conduttrice un otorino (non ha sentito quello che ho detto?) tra un accenno e l’altro alle “giudichesse comuniste” che si sono occupate del suo divorzio. Chi lo conosce lo immagina intento a “concentrarsi a suo modo” in vista di uno “show anche molto a braccio da Santoro”: “Me lo immagino che si riguarda di notte, dopo ‘Porta a Porta’, e di notte fa una scaletta mentale”, dice un amico, certo che il Cav. abbia accantonato l’idea di attivare un “allenatore unico per il dibattito” (si erano fatti i nomi di Paolo Liguori, Mario Giordano e e Mauro Crippa). La scaletta, certo, ma poi chissà (il tono del Cav. sarà, dice l’amico, di “seduzione e logoramento”).
Chi ha parlato con Santoro, invece, dice che il conduttore “vuole contenere l’effetto-loop editto bulgaro-Dell’Utri-Mangano-cene eleganti, pur essendo tentato dai vecchi temi” (da Santoro pur sempre si videro l’intervista lunga a Patrizia D’Addario e quella a Ruby, oltre alle interviste brevi alle varie “olgettine”). Nel buio della vigilia, Carlo Freccero, che conosce sia l’ospite che il conduttore, dice: “Fossi io Santoro, terrei conto del fatto che questo incontro storico si svolge in un quadro favorevole al Cav. e di demolizione di Monti, e mi atterrei a una scaletta di questo tipo: recuperei lo spot che Berlusconi mandava in giro ai suoi esordi politici, quello in cui si mostravano, in un video in bianco e nero, i disastri del comunismo. C’era una landa desolata, punto. Ma cambierei il finale, mettendo un sottotitolo: ecco dove ci ha condotti il liberismo. Come mai è successo questo?, gli chiederei, quando lei che si era presentato come artefice di felicità e mago delle tv commerciali? Cattivo il mondo? O cattivo anche lei?”. Freccero dice che Berlusconi gli sembra al momento persino “sollevato” – “tanto ha già evitato la sconfitta del silenzio” – e pensa che Santoro potrebbe riconoscergli “la vittoria sull’Imu, una tassa che è come la fossa che ti scavi da solo nei film western. Se l’è saputa giocare, il Cavaliere, nel bel mezzo di un Natale povero, senza regali, senza festa, in cui l’idea dell’Imu canaglia poteva fare breccia. L’altra domanda che gli farei è sulla schizofrenia dell’essere così liberista in politica e in privato, e così contraddittorio sui temi etici e sul tema ‘libertà di espressione’”. Freccero ricorda l’incontro Santoro-Cav. che Santoro ha voluto rievocare in video nei giorni dell’appeasement apparente e preventivo, dandosi del “coglione” per non aver capito, allora, che il Cav. intendeva davvero scendere in campo, e contemporaneamente dandosi ragione per avergli detto, in quell’occasione, che sarebbe rimasto immischiato nei soliti meccanismi – ma la ragione “è dei fessi”, è stata la chiusa dell’intervento santoriano, in linea con il tono pre-puntata che voleva smentire il clima già epico in vista del non-duello di stasera (sono in corso scommesse “su quando il Cav. si alzerà” per andarsene, come stava per fare a “Domenica In” da Massimo Giletti, poi dissuaso da Giletti: Stanleybet quota a 5.00 la “possibilità dell’abbandono da parte di Silvio Berlusconi dello studio di ‘Servizio Pubblico’ prima del gong finale”, nonostante si sia dichiarato un “guerriero pronto a tutto”. Resta più probabile l’ipotesi che l’ex premier regga fino in fondo, quotata a 1.12).
Nel racconto preventivo di Santoro c’è Santoro che vent’anni fa ha “l’idea” di un dibattito con un Cav. non ancora sceso in campo, c’è il Cav. che lo invita ad Arcore e c’è Santoro che vaga per il parco con un maggiordomo che fa vedere sculture, piante e animali in libertà, comprati da uno zoo in dismissione. Poi Berlusconi arriva in tuta, molto pimpante, mentre telefona al direttore di Panorama per dire “che la copertina di questa settimana fa schifo”, a Gianni Boncompagni per dire di “cambiare la ragazza in terza fila perché ha le tette troppo piccole” e al presidente del Milan per dire che il terzino “non fluidifica”.
Uno “show incredibile”, ha detto Santoro. (E si capiva che sperava di avere in studio un Cav. del genere, non importa se messo all’angolo o meno).

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