domenica 9 giugno 2013

ArchivioBordin Line

9 giugno 2013

Aveva cominciato col dire “non ho nulla da eccepire, hanno semplicemente applicato la legge”. Poco dopo Antonio Ingroia, in base a un singolarissimo concetto di coerenza noto fino in Guatemala, si appellava al Csm e al Tar contro la sua assegnazione al tribunale di Aosta. Il Csm, pur di acquietarlo in qualche modo, veniva meno a un criterio generale applicato in altri casi consentendogli di restare nei ranghi della pubblica accusa invece di spostarlo in quelli della magistratura giudicante. Ma sempre ad Aosta. Il Tar deve ancora rendere nota la sua sentenza, ma ovviamente nel frattempo il trasferimento non è bloccato. Che sia così lo può far intendere ai suoi lettori giusto il Fatto, che peraltro ieri aggiungeva che Ingroia non ha ancora nemmeno messo piede nel suo ufficio aostano. Non è proprio così perché nel nuovo posto di lavoro almeno un giorno si è dovuto far vedere. E’ stato ricevuto in pompa magna, gli è stato mostrato l’ufficio che era stato approntato con tanto di targa col suo nome e poi è stato portato a pranzo. Il nostro eroe ha ringraziato annunciando che intendeva mettersi in vacanza da subito. Da allora ad Aosta non l’hanno più visto ma ne hanno letto le gesta. Consistite in varie interviste, nella partecipazione a un convegno in Brasile, e in riunioni di costituzione del movimento politico da lui fondato. In tutto ciò quello che stupisce è che abbia dovuto segnalare la situazione il capo della procura di Aosta. Csm, procuratore della Cassazione e ministro della Giustizia evidentemente non se ne erano accorti.
di Massimo Bordin@MassimoBordin

Nessun commento: