mercoledì 22 agosto 2007

Pd e Pdl. il Foglio

Ritorna la litania contro i partiti di plastica e contagia anche Forza Italia.

A dispetto dell’aperto scetticismo e della malcelata gelosia di tanti autorevoli esponenti di Forza Italia, sappiamo ora che nome e simbolo del Partito della libertà sono già stati regolarmente depositati (per la precisione, e a beneficio degli storici di domani, sin dal 6 agosto 2007). Loro legittimo titolare altri non è che il presidente dei Circoli della libertà, Michela Vittoria Brambilla, che ieri ha pubblicamente dichiarato di aver fatto ciò che ha fatto su ordine e per conto di Silvio Berlusconi, nella cui “totale disponibilità” si trovano ora il nuovo simbolo e il nuovo nome. Com’era da attendersi, Romano Prodi e Rosy Bindi sono subito tornati all’antica litania sul partito di plastica messo su in mezza giornata dal suo unico e antidemocratico proprietario, con una scappata dal notaio, evidentemente immemori della sfortuna che portò alla sinistra una simile cantilena in quell’indimenticabile 1994. E come se dal notaio non dovessero andarci anche loro, prima o poi, cioè quando avranno finalmente deciso con che genere di simbolo presentare il Pd. Cosa che ora non possono fare, pena l’ennesima spaccatura su identità e valori di una forza politica certo molto democratica, ma dal profilo ancora assai nebuloso. Magari alla fine quel simbolo sarà l’Ulivo, come dicono alcuni – tra le proteste di altri – ma al momento le cose stanno così. Comunque sia, l’aspetto curioso della polemica è un altro. Ed è che a Prodi e Bindi, con gli stessi argomenti, si uniscono oggi tanti esponenti di Forza Italia, cioè la classe dirigente di quel partito di plastica che da dodici anni è oggetto delle stesse critiche, nonostante le ripetute smentite degli elettori. E neanche fossero emersi da chissà quali furibonde lotte congressuali, quegli autorevoli dirigenti, che altro non sono che le Michela Brambilla degli anni Novanta (e seguenti). E lo stesso si potrebbe dire di Rosy Bindi, che si è da poco fatta pubblico vanto d’essere sostenuta dall’intera famiglia Prodi, compresi i parenti acquisiti come Gad Lerner o Arturo Parisi. E si potrebbe dire ancora lo stesso di Walter Veltroni, nominato da quei terribili apparati ai quali si è sempre considerato estraneo (cordialmente ricambiato). Ma la banale verità delle cose è che i partiti veri sono quelli che prendono i voti, e finti quelli che non li prendono. Tutto il resto è solo pigra chiacchiera estiva, buona per rinfrescare i giornali e pessima per ogni altra cosa.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Una soluzione è il “bagno di sangue”

13/01/2008

Ci incuriosiscono i 7 punti del programma di Dini (nota 1).
Si tratta di un tentativo della casta dominante e criminale per cercare di salvare l’unità “nazionale” ed i privilegi che per i suoi membri tale unione comporta.
Le “elite dominanti” ed “egemoniche” (sì, quelle definitivamente “gramsciane”) vengono allo scoperto prima che il vento della catastrofe economica sovverta l’ordine costituito rischiando di spazzare via le loro prerogative.
Alcuni punti sono ovvi come l’abolizione delle province. Ora che la casta cattocomunista è al potere tenta di eliminare ogni tipo di espressione della volontà popolare: prima le province e le comunità montane, poi le regioni e le elezioni politiche ogni 7 o 10 anni anziché 5 per naturalmente “ridurre i costi della politica”. Cosa sono 60 milioni di euro, tale è il costo intero della classe politica, anche considerando i finanziamenti ai giornali di partito un granello di sabbia in confronto agli sprechi negli appalti di ferrovie, anas, poste, enel ecc. Il solo non-smaltimento dei rifiuti campani costa annualmente decine di volte il costo della politica in tutta la penisola. La casta aizza il popolo contro i politici per delegittimare la rappresentanza popolare, bene o male democraticamente eletta.
Nella logica della “estrema centralizzazione” in corso da una decina di anni, fomentata dai pennivendoli, INUTILI IDIOTI dell’italia terminale (nota 2). Idem per il punto 7 sulla sanità, un pretesto per portare a Roma il controllo del cruciale settore sanitario con l’effetto di scassare il sistema sanitario come avvenuto per tutto ciò che è finito a Roma o nel Sud (nota 3). Se fosse “cenntalizzata” la raccolta del pattume in breve tempo tutta la penisola diverrebbe come Napoli poiché le gare d’appalto uniche verrebbero vinte dalle stesse ditte ecomafiose della Casta.
Attesa pure la richiesta di “uscita anticipata di almeno il 5% dei lavoratori pubblici” cioè IL RIPRISTINO DELLE PENSIONI-BABY PER GLI STATALI. Sicchè lavorare per 40 anni o più non è affare da “castisti”, è roba da polentoni ignoranti e pure razzisti.
Il punto che ci “intrippa” è il punto 5 ossia “realizzazione del sistema nazionale di valutazione dei risultati scolastici”.
Ci chiediamo cosa intenda il rospo Dini attraverso questa richiesta: perché se uno dice che a Sud ci sono laureati e diplomati, col massimo dei voti, incapaci di distinguere un buco del culo da un buco per terra, che manco sanno l’italiano viene subito tacciato di razzismo e xenofobia.
In verità questa proposta è probabilmente un trucco per aumentare gli stipendi statali tramite “premi di produttività” a chiunque senza verificarne rendimento alcuno. Come nel resto del comparto PUBBLICO nel quale la “produttività” è una vuota parola. Una commedia degli orrori come quella sulla “licenziabilità” degli statali che non lavorano. Avete mai udito di qualche “insegnante” meridionale licenziato in tronco perché assente dal lavoro per 9 mesi l’anno grazie a certificati medici compiacenti?
Tuttavia non fraintendeteci, quelle popolazioni che lorsignori ci hanno insegnato a chiamare “terroni” sono anch’esse delle vittime, costrette ad abbandonare le dignitosissime attività tradizionali di pastorizia, pesca e agricoltura per divenire “dottori” alla Balanzone al servizio del Terrore. Costrette a emigrare colle valige di cartone ed il capo chino, immigrazione meridionale al Nord si configura come una vera e propria deportazione per l’impoverimento del Meridione PIANIFICATO dalla casta unitaria.
I generali dell’armata delle tenebre devono pure salariare e garantire i devoti soldati semplici e caporali nella pubblica amministrazione.
I 7 punti di Dini sono solo l’ennesimo passo verso la dittatura dei poteri forti, univocamente rivolta ad evitare la SECESSIONE.
“Mala tempora currunt” carpiscono i Malvagi.
Hanno premura, sanno qualcosa che noi non sappiamo, ancora. Forse che se buttano fuori il tricolore dall’euro, la barcollante nave italia alla deriva si sfascerà contro gli scogli del mare della Storia.
Badate, sono sempre loro.
Quelli che 150 anni fa unirono la penisola taroccando l’operazione con pretesi “plebisciti”. Sono quelli che, dopo averne consentito l’ascesa al potere, tradirono Mussolini lasciando la popolazione in balia di due temibili eserciti invasori. E ancora quelli che sul sangue dei partigiani edificarono una raffazzonata repubblica fintamente democratica per il sollazzo dei babbei teledipendenti e creduloni. La cui lurida costituzione, come prigione senza sbarre, viene brandita come una spada fiammeggiante CONTRO i cittadini perbene, per scampare i privilegi dei fankazzisti. In passato per nascondere i tremendi delitti della casta medesima come i responsabili delle orrende stragi di stato (di STATO?!?!), oggi per garantire ogni impunità, ogni regalia, ogni benevolenza agli stranieri, i futuri soldati della casta. E basta confrontare i discorsi istituzionali dei nostri politici, in materia di immigrazione, sovranità nazionale e altro, con quelli di Sarkozy, Zapatero o Putin per capire lo scopo dell’italica costituzione.
A partire dal ’68, sull’onda protestataria giovanile, la Casta strumentalizzò gli operai e meridionali per puntellare il proprio potere demoniaco. Col finto “proletarismo” e “rivoluzionismo” salottiero da quartiere Parioli.
Adesso impiega gli immigrati.
Qualcuno temeva l’ingresso forzato di 5 milioni di stranieri.
Sappiate che quella cifra, tra regolari e non, è già stata raggiunta sul territorio della penisola.
I poteri forti puntano in realtà all’ingresso di 10-15 milioni di persone per sovvertire e scardinare ogni retaggio culturale locale. E farli “democraticamente” votare per due partiti artificiali, PD e PdL, srnza radici territoriali tantomeno ideologiche, con cui la casta crede di riuscire a mantenere in piedi un simulacro di democrazia dell’”alternanza” in effetti inesistente. Basta osservare il gioco di sponda tra Chiesa e pseudomarxisti su immigrazione e indulto (i Catto-Comunisti sono due delle branche della casta). Essa inscena una fittizia sollevazione mediante FALSI RIVOLUZIONARI promotori di sterili “grandi riforme”, nella logica di incanalare il disagio sociale crescente in una “ideologia del consenso” piuttosto che di vera rivolta (come ben paventato da Camus).
In italia non serve una rivoluzione, necessita un “bagno di sangue”. Unico mezzo REALE per impedire il gattopardesco TRASFORMISMO della casta dei fankazzisti, il cui potere inestinguibile è la SOLA unità “nazionale” mai esistita ed esistente.
E’ essenziale una marcia su Roma capitale, un’altra, radere al suolo, effettivamente i palazzi “totem” del potere immondo: dal quirinale, camera e senato, palazzo chigi, ai palazzoni ministeriali dell’Eur senza riguardo alcuno, per una volta, al valore storico. E necessita sbriciolarne le macerie in minuti pezzi, a monito di chiunque blateri di ristabilire l’unità d’italia.
Preparatevi psicologicamente, e subitamente.
Ad ammazzare o a essere ammazzati perché questo è il destino riservato a chi non vorrà vivere da SCHIAVO in una nuova Haiti di Papa Doc Duvalier e Tonton Macoute.
Comprendiate che dovrete prepararvi al peggio, sicchè, siate ben certi, che loro non stanno esitando un solo istante a farvi ammazzare dai loro sgherri “migranti”. Useranno l’esercito, se necessario, anche ripercorrendo la Storia, invocando perfino l’ausilio dei “liberatori” a stelle e strisce giudaiche.
Al modo del Kossovo o Irak.
Tutto previsto, Fottilitalia lo scrive dal primo giorno in rete.

di Domenico Gatti del Canna-Power Team
Nota 1: http://www.corriere.it/politica/07_dicembre_30/dini_lettera_programma_41cb3392-b6b1-11dc-976f-0003ba99c667.shtml
Nota 2: per capire chi sono costoro basta guardarsi in giro ai buffoni che reclamano “democrazia dal basso” e poi vogliono eliminare i piccoli comuni, coloro che invocano la democrazia e poi plaudono agli “sbarramenti” elettorali e “uniformità su tutto il territorio nazionale” poi esigono leggi speciali per il mezzogiorno, in verità costoro dovrebbero essere spazzati via per primi.
Nota 3: un breve elenco alfabetico di società nate in Padania e fallite o perennemente assistite da quando sono state trasferite o hanno aperto stabilimenti nel Sud: Alitalia, Alfa Romeo, Cirio, Consorzi agrari, Fiat, Parmalat, Rai, RCS e molte altre.

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Anonimo ha detto...

La ringrazio per intiresnuyu iformatsiyu