sabato 2 febbraio 2008

Ad Almunia piace rimproverarci ma a fasi alterne

Il commissario Ue Joaquin Almunia è oramai una nostra vecchia conoscenza. Egli interpreta da tempo ed egregia­mente il ruolo che vede i responsa­bili economici europei usare con il nostro paese l'arte del bastone e della carota. Ultimamente però si preferiva tirare giù bastonate: e Almunia si è preoccupato di farce­le avere. Sostenendo, ad esempio, che il governo italiano era in ritar­do sulla crescita, sbagliava sulle pensioni, era indietro sulla flessibi­lità. Per non parlare d'altro. Ecco invece che, a sorpresa, appena il governo è caduto (a causa, chia­miamolo così, di un incidente di percorso), il commissario europeo si è preoccupato subito di far sape­re che la politica di rigore dell'ese­cutivo Prodi deve continuare. E via con le lodi al ministro dell'Economia Padoa-Schioppa, capace di tenere a bada i conti pub­blici.

Il ministro Bonino che non si spa­venta certo per le battaglie perse, nonostante lo sconquasso avvenuto ha subito dichiarato: "L'Ue confer­ma le buone scelte del governo", trascurando il fatto che il governo non c'è più e che l'Ue in tono minore conferma anche tutte le cri­tiche che ha sempre fatto, quelle relative alla spesa e alla previdenza sociale. Anche prima si apprezzava il rigore, come è ovvio, visto che Bruxelles mitizza da sempre il rap­porto deficit - pil. Ma si faceva cadere l'accento sui difetti consi­stenti della politica economica ita­liana. Ora che non c'è più il gover­no, invece, guarda caso, Almunia accentua gli elementi positivi, che poi, detto chiaramente, sono quelli che hanno frenato il complesso della nostra economia. Né possiamo trascurare il fatto che l'Unione Europea, come la Banca centrale, la prima con la sua tesi sul pareggio di bilancio e la seconda con la difesa del valo­re della moneta, hanno portato il vecchio continente ad un passo dalla recessione. La Fed, che deve fronteggiare un problema simile per l'economia americana, non ha esitazioni e taglia il costo del denaro. La Bce non batte ciglio e il commissario economico della Ue invita l'Italia a mantenere i cordoni della borsa stretti, sapendo benissimo che il risanamento dei conti, il rigore, è interamente dovuto ad una politica fiscale for­sennata, che ha depresso i consu­mi e che, accompagnata da un surplus di spesa sociale, non serve né agli investimenti né ad altro.

La carota europea, che loda i risul­tati ottenuti senza preoccuparsi dei difetti che li hanno accompagnati (o per lo meno nascondendoli) ha effetti peggiori di una sana basto­nata. L'ossessione del rispetto dei parametri che vige nella Ue, sotto l'influenza della Banca Centrale, purtroppo si confà molto poco all'esigenza di crescita del conti­nente nel suo complesso. E infatti l'Europa invecchia e non cresce. Il fatto che oggi anche gli Usa vivano un momento di difficoltà non aiuta. E se in America corrono subito ai ripari, da noi si consigliano medi­cine amare buone per stendere il paziente, non per curarlo. (La Voce Repubblicana)

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