martedì 12 febbraio 2008

La tragedia delle Foibe e l'inquinamento della verità. Davide Giacalone

Ha ragione, il Presidente della Repubblica, ad insistere nel considerare le Foibe come un frutto del nazionalismo annessionista slavo ed una pratica di pulizia etnica, con ciò intendendo che non furono parte di una guerra ideologica. Ma, purtroppo, la sua personale condizione di uomo che è sempre stato comunista, fino alla fine dei giorni del comunismo internazionale e del partito comunista italiano, rischia d’ingenerare una sgradevole confusione, quando non una colpevole omissione. Le azioni che si svolsero fra il 1943 ed il1947, che costarono la vita a tanti italiani colpevoli solo d’essere italiani, e costrinsero alla fuga le popolazioni dell’Istria e della Dalmazia, gli atti di ferocia genocida di cui si resero protagonisti gli uomini del maresciallo Tito, fino a gettare uomini, donne a bambini in fosse naturali e poi farne esplodere l’accesso, non sono inquadrabili in una guerra contro il fascismo, od a favore del comunismo. Se fosse così, oltre tutto, non si spiegherebbe perché fra gli infoibati si trovarono anche i partigiani della brigata Osoppo, che certo non erano e non sono assimilabili ai fascisti. Ma il modo in cui quella vicenda è stata poi occultata, negata o trasfigurata appartiene, eccome, alla guerra ideologica. Le cui colpe ricadono sui vivi ed i presenti, Giorgio Napoliotano compreso.

E’ vero o no che gli italiani in fuga non ricevettero assistenza nelle stazioni ferroviarie delle regioni rosse? Purtroppo sì, e lo si deve alla stessa ragione per cui questa storia non era raccontata nei libri scolastici, nel mentre si dedicavano vie e piazze d’Italia a Tito: le mani assassine erano mani comuniste, che agivano per scopi nazionalistici ed etnici, ma restavano comuniste. Gli assassini, insomma, erano dalla parte del bene e dei giusti, e questa loro posizione non poteva essere sporcata neanche dal sangue innocente dei nostri connazionali. E, si badi bene, questa non fu la tesi sostenuta a sangue non ancora rappreso, nel procedere e concludersi della carneficina europea, ma la si è sostenuta fino a ieri mattina, ed anche oggi. Tant’è che il ricordo delle Foibe ha trovano una giornata in calendario solo da poco, e prima era considerato appannaggio esclusivo delle destra che fu fascista.
E’ questo il motivo per cui, in questo come in altri casi (penso, ad esempio, agli incresciosi e vergognosi fatti d’Ungheria), Napolitano non può permettersi di dire il vero tacendo quel che segue: lui, e quelli come lui, sono stati responsabili di un lungo, convinto e continuo eccidio storico, di un pervicace sterminio della memoria, di un micidiale inquinamento della verità.
Non si tratta di evocare i fantasmi del passato, né di voler per forza trovare il tema e l’occasione per sputare addosso ad una storia comunista che merita ogni condanna, e che è anche stata sconfitta dalla forza delle democrazie e dalle armi della Nato (evviva!). Non si tratta di regolare i conti con il passato, ma d’indicare ai contemporanei quanto possa pesare la viltà che si ripara dietro la cortina dell’ideologia. (l'Opinione)

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