mercoledì 2 marzo 2011

Giustizia: parliamone... Vincenzo Basso

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Diciotto mesi di reclusione che diventano dodici grazie al rito abbreviato è quello che mi stato “appioppato” dal Tribunale di Brescia lo scorso 25 febbraio per aver scritto sulla mia bacheca Facebook una frase contro il giudice Mesiano che loro hanno ritenuto istigasse alla violenza. Diciotto mesi, un privilegio che in Italia i magistrati riservano a pochi “fortunati” ma non a chi tira in faccia una statuetta al presidente del Consiglio (anzi, a Tartaglia loro hanno fatto i complimenti facendolo passare per pazzo) o a chi tira un petardo in faccia al leader della Cisl (guarda caso la figlia di un giudice): loro nemmeno indagati mentre a me per una frase su uno spazio privato hanno fatto sette mesi di indagini, ascoltato i miei amici, colleghi e persino la commessa del negozio che mi ha venduto la SIM con la quale mi connetto tutt'ora a Internet. Hanno chiesto rogatorie internazionali a Palo Alto, aperto archivi informatici e documentato tutto il mio traffico internet ma, evidentemente erano troppo affaccendati al tal punto che si sono dimenticati di mettermi al corrente o di ascoltarmi (privilegio che hanno dato a Mezzadri, coordinatore Pd di Vignola che sulla sua pagina Fb diceva di voler uccidere Berlusconi: lui è stato archiviato dopo tre giorni). Sono venuto a conoscenza ufficialmente lo scorso 7 giugno quando mi notificarono l'avviso di garanzia (ufficiosamente lo ero da ottobre 2009 quando sulla Prealpina uscirono le mie iniziali e la frase incriminata), poi dopo meno di due mesi mi è stato notificata per il 24 febbraio 2011 l'inizio del processo. E dire che sotto il tribunale di Brescia non ho visto i Popoli viola, le agende rosse e i rappresentati dell'Ordine dei giornalisti con i bavagli e le manette, cosa che hanno fatto in altre circostanze per una denuncia. In Liguria l'OdG si sarebbe offerto di pagare la consulenza legale al blogger che diceva di voler ammazzare Berlusconi, in Lombardia tutti tacciono nonostante siano stati avvisati all'indomani della sentenza. E dire che il famoso emendamento D'Alia e il DDL Lauro la magistratura ha sempre detto che non lo voleva perché minava la libertà d'espressione: evidentemente voler ammazzare Berlusconi è libertà d'espressione e di pensiero, scrivere male di un giudice è istigazione alla violenza. E poi la domanda è: chi avrei istigato? Forse i 190 amici ultrasessantenni che ho su Facebook? (Legno storto)

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