mercoledì 16 marzo 2011

L'ossessione di Travaglio si chiama Ferrara. Filippo Facci

Ma che gli ha fatto Ferrara a Travaglio? Perché l'accorato giornalista torinese, al solito così equilibrato e benevolo, si mette a smadonnare ogni volta che Ferrara torna alla ribalta? Eppure i due hanno moltissimo in comune: ecco, forse la più classica delle spiegazioni potrebbe essere questa.  Entrambi, a pensarci, possono vantare la stessa autorevolezza e la stessa considerazione presso gli opinion maker e la classe dirigente: sono entrambi molto ascoltati per la loro cultura e la loro morigeratezza, la loro influenza e il loro prestigio sono assolutamente paragonabili. Entrambi, di conseguenza, possono vantare un pubblico egualmente raffinato e istruito, la crema del Paese, la parte che conta: mai andrebbero a titillare il bassoventre dell’Italia arruffona e neo-qualunquista, mai si presterebbero alla demagogia da strapazzo di certi cabarettisti col verbalino in mano, gente - roba da pazzi - che sfotte l’avversario per i suoi difetti fisici.
Entrambi hanno degli importanti trascorsi a Torino (entrambi amici di Giancarlo Caselli, in periodi diversi) ed entrambi, a modo loro, hanno complementari problemi di peso. Ma ad accomunarli è soprattutto l'amore per le cause perse: Ferrara è un ex comunista che ha sostenuto Craxi anche nella disgrazia, Travaglio, per recuperare, è passato dal «Giornale» alla «Voce»: e la «Voce» ha chiuso; è passato al «Borghese»: e il «Borghese» ha chiuso; è andato da Luttazzi: gli hanno chiuso il programma; ha promosso Raiot della Guzzanti: non è mai andata in onda, e lo stesso vale per i programmi di Oliviero Beha e Massimo Fini; ha sostenuto Santoro, e subito dopo Santoro è mancato dalla tv per un il periodo più lungo della sua vita; ha sostenuto la candidatura di Caselli all’Antimafia e hanno fatto una legge apposta per non farcelo andare; ha sostenuto il pm Woodcock e plof; ha sostenuto la Forleo e De Magistris: una tragedia; ora tremano Beppe Grillo e Di Pietro (già in discesa nei sondaggi) mentre Antonio Padellaro è stato avvistato a Medjugorie. Insomma, non è chiaro che cosa divida Travaglio da Ferrara: eppure, non appena Giuliano si riaffaccia alle cronache, Marco perde ciclicamente la sua nota moderazione.
In passato gli aveva dato di «donna cannone» e «donna barbuta» e «Platinette barbuto», oltre a dargli di menagramo, di perdente e di stupido. Ieri è risuccesso: «pallone pallista», «lo pagano a peso», roba così. Ora: fuor di ironia (i seguaci di Travaglio potrebbero non capirla), quando uno scrive il milionesimo articolo contro la stessa persona, beh, qualcosa vorrà anche dire. Quando uno per svilire il nemico giunge a negare anche le evidenze più condivise (Travaglio scriverebbe persino che Ferrara è anoressico, se gli servisse) viene il sospetto che il dente non sia dolente a caso. Lo sanno tutti che Ferrara è autorevole e ascoltato, che il suo giornale è influente e non misurabile a copie vendute: ma Travaglio ieri ha scritto che «Il Foglio non lo compra nessuno». Lo sanno tutti che Ferrara è berlusconiano ma indipendente, se ne fotte, non le manda a dire: ma Travaglio ha scritto che non è indipendente e che «quando proprio ha un attacco di temerarietà, scrive che Berlusconi ha sbagliato cravatta».
Lo ricordano tutti che l’Otto e mezzo di Ferrara, su La7, era una tribuna prestigiosa e importante: ma Travaglio ha scritto che «non lo guardava nessuno». Ecco: viene il sospetto che la nostra vedova montanelliana, per quanto sia un giornalista di indubbio successo, non perdoni a Ferrara di avere senza fatica tutto quello che lui - Travaglio - non ha.  Perché Ferrara, appunto, è autorevole e ascoltato: Travaglio è tanto se lo ascolta Grillo. Ferrara ha un pubblico di un certo spessore: quello di Travaglio parla coi verbi all’infinito, e compra i grossi tomi di Marcolino anche perché sono utili a spaccare vetrine. Ferrara si assenta, non va in tv, è di una pigrizia storica e ogni tanto riottiene tutto senza far niente: Travaglio s’ammazza a scrivere e presentare libri, fa spettacoli teatrali, dvd, girotondi, kermesse satiriche, comizi di Grillo, convegni vari, centocinquanta articoli al giorno pagati a insulto, è sempre in tv o su internet. E però intanto, a Ferrara, hanno offerto lo spazio che fu di Enzo Biagi. Brutto ciccione schifoso. (Libero)

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