giovedì 7 gennaio 2010

Di Pietro inizia la discesa. Aldo Torchiaro

Italia dei Vapori, potrebbero chiamarla. Già, perché non passa una settimana senza che ne vada in fumo una parte. Scissioni locali, abbandoni parlamentari, singoli addii: la lista dei fuoriusciti dalla lotta dipietresca si allunga continuamente. E sulle regionali, tra i tanti partiti nel caos, finisce per pesare sempre più l’incognita IdV. Il movimento di Di Pietro, che aveva visto lievitare le preferenze dal 4,4 per cento delle politiche del 2008 all’8 per cento del 2009, legge in controluce i segnali di una crisi imminente, che le divisioni interne amplificano e rimarcano. La crisi è però oggettiva, scritta nero su bianco in un sondaggio Crespi che riserva amare sorprese per l’ex pm di Mani Pulite: la flessione elettorale si accompagna ad uno sfarinamento generale, ad una libera uscita dei simpatizzanti verso altre formazioni, persino in campo avverso. Possibile? Pare di sì. Ha un bel dire, Di Pietro, che va tutto a gonfie vele. “L’Italia dei Valori non sta vivendo nessuna scissione, ne’ è affetta da ’correntismo’, per quanto ci sperino i giornali ed i nostri avversari. E’ invece vero che è finita la ’fase fluida’ dove ognuno, nonostante il pensiero del partito fosse più che noto, votava ora per l’acqua pubblica ora per quella privata”, ha dichiarato il Tonino nazionale. Tra tante acque il mulino è uno solo, par di capire, ed il mugnaio sempre lo stesso: lui in persona. Le seconde file non ci stanno e la guerra l’hanno dichiarata da un pezzo. Ma anche la prima fila traballa da un po’. Il caso di Pino Pisicchio, che ha abbandonato Idv per andare con Rutelli, non è che uno tra i più eclatanti, ma la serie è lunga. Il senatore Astore ha lasciato il Gabbiano per iscriversi al gruppo misto, a Palazzo Madama. Una “pupilla” del leader di Idv, la candidata alle europee Erminia Gatti, ha sbattuto la porta del partito in faccia al suo dominus con queste parole: “Se l’Idv è nata per combattere un certo modo di fare politica, arrivistico, opportunistico, clientelare, autoreferenziale, e poi giubilando apre le porte ai più illustri esponenti di quel tipo di politica che abbiamo avversato, io non ho il coraggio di tornare tra la gente e raccontare che cambieremo l’Italia”. Il diretto interessato, manco a dirlo, fa spallucce. “Ora il partito ha un programma chiaro che traccia una linea di demarcazione tra chi vuole seguire un pensiero politico e chi cerca una ’casacca per coltivare il proprio orticello”, si limita a dire. Ma la fotografia a colori di quel partito - che di ’colore’ ne produce sempre, e molto - mostra almeno quattro anime: una cabina di regia centrale, in mano a Di Pietro e quindi a Silvana Mura e Massimo Donadi.

Un’ala sinistra, egregiamente rappresentata da Barbato che dialoga con Beppe Grillo (a Bologna la sinistra di Italia dei Valori ha valutato, in un’assemblea pubblica, la separazione dal resto del partito); un’ala De Magistris in contiguità con Marco Travaglio e Michele Santoro, stilisticamente infastiditi da Di Pietro; infine un’ultima corrente di sottobosco, chiamiamola “provinciale”, che annovera esponenti locali finiti chissà perché in compagnia di Di Pietro, ex socialisti, ex leghisti, ex missini e democratici cristiani che hanno “colto l’attimo”, consci che gli attimi cambiano fulmineamente. Il loro elenco sarebbe lunghissimo, ma ai più sconosciuto. A confortare chi, tra i sondaggisti, prevede la destrutturazione completa del movimento giustizialista, un accurato rilevamento eseguito su un campione di elettori a Genova, che rivela vizi e virtù del popolo dipietrista non del tutto scontati. in un sondaggio curato dalla società di comunicazione “Ferrari Nasi & associati” emerge che per il 76,9 per cento degli elettori del partito “l’Italia dovrebbe impedire la costruzione di moschee, fino a quando non si potrà professare liberamente la religione cristiana anche nei paesi musulmani”. Nessuno dei dipietristi intervistati è indeciso, il restante 23,1 ritiene invece che bisognerebbe concedere comunque qualcosa agli islamici. Per avere percentuali leggermente più alte bisogna cercare tra i leghisti, per l’81,8 per cento dei quali il “no” deve essere secco in assenza di reciprocità. I dipietristi sono, ad esempio, sono ben più radicali degli elettori de “La Destra”, che solo per il 68,7 per cento non vorrebbero la moschea. Si scende al 60,5 per cento nel Pdl. E’ un dato marginale? E’ solo la provincia di Genova? Non consola: lo stesso Donadi ebbe a dichiarare di non poter iscrivere Italia dei Valori nel novero dei partiti di sinistra. E gli elettori, stando ai rilevamenti, uscirebbero infatti in direzioni diverse: andando a votare ora per La Destra, ora per la Lega, ora per i Radicali. Movimenti di protesta, si dirà, seppur distinti tra loro. E sia, ma non di elettori di sinistra si tratta. Forse ne è consapevole il senatore campano Giacinto Russo, che ha abbandonato Idv per transitare, via Rutelli, verso un futuribile approdo nel Popolo delle Libertà. (l'Opinione)

1 commento:

salvatore ferrante voghera canicatti ha detto...

Delinquente giudice Bianchi avvocato giudice Minudri di Voghera Tortona hanno preso soldi per truccare il processo e poi condannato l’innocente che non aveva dato la bustarella di soldi ( il pizzo ) per il giudice corrotto…. Perché l’avvocato Laura muggiati ha preso soldi due volte?? Io sono stato derubato , rovinato .. i due giudici corrotti non sono stati puniti. Tanti giudici dicono delinquente ai politici e dimenticano di dire quanti schifosi corrotti giudici sono presenti all’interno dei tribunali…. I giudici corrotti sono tanto numerosi da danneggiare i loro colleghi onesti e hanno rovinato mezza Italia!! Volete sapere di più?? Cercatemi in internet google che mi trovate < 3.000 > tremila voltre . , , : < ferrante salvatore voghera > - - < Voghera avvocato laura muggiati ferrante > - - < Voghera avvocato Riolfo graziella ferrante > scaricate da spedire agli amici , www.cattivagiustizia.com
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