martedì 8 febbraio 2011

Così lo scrittore-attore vince il derby dei piacioni. Marcello Veneziani

Roberto Saviano è un modello positi­vo per i ragazzi del sud e non solo. Esorta agli ideali, all'impegno civile, alla voglia di sognare, denuncia la criminali­tà, si espone, offre la sua faccia, fin trop­po. Ma in lui c'è qualcosa che non convin­ce, e forse disturba. E non è il fatto che si sia schierato, pur senza esserlo, con la si­nistra giacobina e la repubblica giudizia­ria. No, è che Saviano soffre della sindro­me di Petrolini. Ricorderete la sua satira cesarista quando recitava «per fare Ro­ma più superba e pria », il pubblico gli gri­dava «bravo» e lui rispondeva «grazie». Poi, visto il successo dell'enfasi la ripete­va, il ritmo saliva, il meccanismo incalza­va e appena lui accennava la frase scatta­va il «bravo» e lui subito «grazie». Ecco, ho l'impressione che Saviano pa­tisca la sindrome dell'istrione. Non era di parte, aveva buone letture, anche di destra, ma alla fine è rimasto prigioniero del suo pubblico, del suo giornale e del suo successo. C'è in lui qualcosa di recita­to, di finto, di faziosetto nel senso di Fa­zio, che lo porta a fare la madonna pelle­grina, il mito vivente. Simula quel che Adorno chiamava «il gergo dell'autentici­tà ». Fa l'Icona, recita il ruolo di Giovane Indignato, parla a nome del sindacato Trentenni Puri e Sognatori, aggravato dallo status di napoletano, che da casti­go si trasforma in santità. Compiace il suo pubblico evocando il mondo miglio­re anche se lui non ci crede. E in questo passaggio alla fiction, dimentica la real­tà. Trascura che chi ha davvero combat­tuto con i fatti la criminalità organizzata, suo nemico principale, è stato proprio il vituperato governo in carica. Quando di­ce che in Italia c'è odio e non c'è libertà, dimentica che finora le persecuzioni e le intercettazioni, le maggiori campagne di fango, gli interdetti e le perquisizioni, non le hanno subite i nemici di Berlusco­ni. Chi scrive sulla principale industria di fango del paese, non può accusare le fab­brichette di fango concorrenti di inqui­nare il Paese... Non lo sfiora il dubbio che chi non la pensa come loro possa avere idee diverse e non loschi interessi. Savia­no è prigioniero del suo piacionismo, co­me un berlusconi qualsiasi.(il Giornale)

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