lunedì 14 febbraio 2011

Donne in piazza, l'ira di Berlusconi: "Sostengono il teorema giudiziario"

Roma, 14 feb. - (Adnkronos) - La manifestazione di ieri delle donne "mi è sembrato un pretesto per sostenere il teorema giudiziario che va in questi giorni e che non ha nessun riscontro nella realtà". Così il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, ospite de 'La telefonata' di Maurizio Belpietro su Canale 5. "Ho visto la consueta mobilitazione di parte, faziosa, contro la mia persona - ha aggiunto il premier - da parte di una sinistra che cavalca qualunque pretesto per cercare di abbattere un avversario che non riesce a vincere democraticamente nelle urne. In realtà tutte le donne che hanno avuto modo di conoscermi sanno quanta sia la considerazione che ho per loro, nei loro confronti mi sono sempre comportato e mi comporto con grande attenzione e grande rispetto. Sia nelle mie aziende, sia nel mio governo ho sempre valorizzato le donne al massimo, perché ritengo che abbiano una marcia in più rispetto a noi uomini. Quindi ho sempre cercato e cerco sempre di fare in modo che ogni donna si senta speciale". "La Procura di Milano, al contrario, e i media hanno calpestato la dignità delle mie ospiti, esponendole al pubblico ludibrio senza alcuna ragione, senza alcun riguardo, calpestando la verità. E' davvero una vergogna - ha sottolineato - una grande vergogna".

Il premier replica anche Gianfranco Fini, che ieri è tornato a chiedere le dimissioni del Cavaliere: "E' una cosa paradossale, da un punto di vista istituzionale, che il presidente della Camera per ben due volte abbia chiesto le dimissioni del presidente del Consiglio, arrivando persino ad auspicare una crisi extraparlamentare". "Non si era mai visto nella nostra storia repubblicana - ha aggiunto il premier - un presidente della Camera fondare un partito e trasformare la terza carica dello Stato in una fazione politica. La proposta di Fini comunque è irricevibile, io infatti non ho tradito il mandato elettorale, non ho sabotato il governo e le riforme, non ho usato la mia veste istituzionale per ordire complotti e ribaltoni politici". Poi aggiunge: "Credo che sia arrivato il momento per tutti, sia nel Paese, sia nelle istituzioni per giudicare se il nuovo ruolo che si è ritagliato Fini sia compatibile con quello di presidente super partes previsto dalla Costituzione".

"Non credo assolutamente" che lo scioglimento anticipato delle Camere "sia nei pensieri del presidente Napolitano", ha detto ancora Berlusconi ospite de 'La telefonata'. "Tra l'altro - ha aggiunto - nell'ultimo colloquio che ho avuto con lui al Quirinale mi ha garantito che finché c'è un governo che governa e finché c'è una maggioranza politica che lo sostiene e che lavora non esistono, non esistono, motivi per sciogliere il Parlamento". "La Costituzione comunque prevede che senza una formale crisi di governo, per interrompere anticipatamente una legislatura occorre che il presidente della Repubblica consulti sia i presidenti delle Camere sia il presidente del Consiglio, cioè Silvio Berlusconi - sottolinea il premier - Quando nel '94 sciolse le Camere senza il passaggio di una crisi formale ebbe l'assenso del premier di allora che era Ciampi, il quale acconsentì dicendo che la funzione del suo governo si era esaurita". "Questo non è il nostro caso perché il governo è nella pienezza delle sue funzioni, ha ottenuto due voti di maggioranza il 29 settembre e il 14 dicembre, altri sei voti parlamentari li ha ottenuti con il voto positivo sulle grandi riforme come quella dell'Università e sia sulle sfiducie individuali sui ministri Calderoli e Bondi che sono state respinte", aggiunge Berlusconi che precisa: "Quindi c'è molta confusione ma io ho le idee molto chiare: l'interesse del Paese è quello di avere un governo stabile che mandi avanti con grande determinazione il programma concordato con gli elettori e che porti a compimento le riforme, a partire da quella sul federalismo, che tra l'altro è in dirittura d'arrivo".

Inoltre, afferma ancora Berlusconi, "alla Camera sono convinto che arriveremo presto ad avere una maggioranza intorno ai 325 deputati, cioè una maggioranza più che sufficiente per portare avanti il programma di governo sia in Aula che nelle commissioni". Il presidente del Consiglio si dice inoltre "sicuro" che la riforma della giustizia verrà approvata. "In questa legislatura - ha aggiunto - è stato sempre Fini a sbarrare la strada a questa fondamentale riforma. Mi si dice che Fini avesse garantito l'Associazione nazionale dei magistrati che finché la sua componente fosse rimasta nella maggioranza nessuna riforma della giustizia a loro sgradita sarebbe stata portata a termine. Però adesso le cose sono cambiate".

Perché "lo scempio di queste conversazioni private che non avendo alcuna rilevanza penale arrivano sui giornali deve assolutamente finire". "Quante persone innocenti - ha aggiunto il premier - sono state distrutte moralmente e materialmente da questo infernale circuito mediatico-giudiziario senza che nessun magistrato di quelli che passano le intercettazioni alla stampa sia mai stato chiamato a rispondere. Un Paese nel quale alzando il telefono non si è sicuri della inviolabilità delle proprie conversazioni non è un Paese libero e il sistema della pubblicazioni delle intercettazioni è un sistema barbaro".

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