sabato 26 febbraio 2011

Svolta, Rai meno "rossa": Ferrara ritorna in tv. Gian Maria De Francesco

Tra qualche settimana l’infor­mazione Rai sarà un po’ meno «sini­stra »e un po’ più equilibrata.Il diret­tore del Foglio , Giuliano Ferrara, avrà un proprio spazio per affronta­re in pochi minuti argomenti di attua­lità. «Ho avuto l’offerta di rifare la mia vecchia rubrica Radio Londra e l’ho accettata»,ha dichiarato aggiun­gendo che il programma, che si chia­merà proprio Radio Londra , «andrà in onda su Rai1 tra il Tg1 delle 20 e Affari Tuoi ». La trasmissione potrebbe partire lunedì 7 marzo. Saranno «dai 3 ai 5 minuti di commento», ha detto Fer­rara precisando che «non sarà né un programma facinoroso né fazioso: ne ho fatti ma non voglio più farne, ora sono vecchio, maturo». Interpel­lato dal Tg3 sulla «linea» che intende­rà seguire, visto che ha organizzato la manifestazione contro la campa­gna antipremier, ha rilevato come «il modo che si è scelto per combattere Berlusconi è disgustoso perché di di­fetti ne ha, ma è il contrario dell’im­magine demoniaca che si sta co­struendo di lui». Il consiglio di amministrazione di Viale Mazzini si esprimerà nella riu­nione di giovedì prossimo, ma ad avere l’ultima parola sarà colui che ha la competenza sul palinsesto: il di­rettore generale Mauro Masi. Che con il direttore di Raiuno Mauro Mazza ha condotto la trattativa per riportare sul piccolo schermo l’idea­tore di Linea rovente , L’istruttoria e Otto e mezzo . L’opera di parziale rie­quilibrio nei confronti dello strapote­re del santoro-travaglismo e dei for­mat di Annunziata, Floris, Fazio e Ga­banelli è solo all’inizio. Entro aprile dovrebbe partire anche il nuovo pro­gramma di Vittorio Sgarbi, entusia­sta del «rafforzamento di un fronte diverso da quello del pensiero uni­co, di chi ha un solo nemico». L’apertura a voci non schierate aprioristicamente con l’antiberlu­sconismo e l’impossibilità di frap­porre veti hanno scatenato la solita ridda di indignazioni a orologeria an­che perché a Ferrara sarà riservata la striscia di prime time che era il san­cta sanctorum del Fatto di Enzo Bia­gi. E non è un caso che uno dei primi commenti sia stato quello di Marco Travaglio, «grillo parlante» di Anno­zero . «A Raiuno si sentiva proprio la mancanza di una voce vicina al presi­dente del Consiglio. È una rete piena di comunisti...», ha ironizzato col­pendo due bersagli con un colpo so­lo: il direttore del Foglio e quello del Tg1 Minzolini. Il dipietrista Pancho Pardi ha mes­so da parte il bon ton . «Non vorrei do­vermi trovare nella condizione di ri­ciclare la battuta del premier dicen­do che quello spazio dopo il Tg “ieri era purosangue e oggi si trasforma in ippopotamo”», ha chiosato auspi­cando «una tv pubblica impeccabile sia sotto il profilo del pluralismo che della prevenzione ferrea dei conflitti di interessi». Il metro della sinistra è questo: se parla Santoro va in onda la libertà, altrimenti c’è il regime. L’equazione l’ha spiegata il consi­gliere Rai in quota Pd Nino Rizzo Ner­vo. «Ancora una volta Masi si limite­rebbe ad attuare gli ordini del capo, mentre nel caso della Annunziata il direttore generale non ha apposto la firma definitiva al programma», ha rilevato ricordando che il nuovo pro­gramma della anchorwoman non ha ancora ricevuto il placet definitivo. La patente di giornalista libero e indi­pendente è una questione di cogno­mi e di sponsor tant’è vero che Rizzo Nervo ha ammesso di aver proposto Ferrara per una conduzione l’anno scorso. L’Usigrai, il sindacato giornalisti Rai, è già sulle barricate. «Il consiglie­re del principe prenota uno spazio di massima visibilità in Rai, siamo alla propaganda scandalo coi soldi di tut­ti: tutti in piazza a difendere la Costi­tuzione », ha dichiarato il segretario Carlo Verna. Quelli che si lamentano sono quel­li del «pluralismo della domenica» che «hanno in mente di continuare sulla strada dello status quo », ha ta­gliato corto il consigliere Rai in quo­ta Pdl Antonio Verro confidando di aver realizzato con Ferrara e Sgarbi «il sogno di un pluralismo per addi­zione e non per sottrazione ». E «stra­felice » è pure il direttore del Tg1 Au­gusto Minzolini: «In un’azienda in cui ci sono Tg pseudo-istituzionali, vecchi naviganti partitocratici e fa­ziosità mi sentirò meno solo ». Assie­me a lui saranno meno soli i telespet­tatori non assuefatti all’indignazio­ne a senso unico. (il Giornale)

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