martedì 14 agosto 2012

L'Italia forse crolla, certo non cambia. Gianni Pardo

 
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Quando una frase famosa è attribuita a parecchi autori, è segno che chi l’ha inventata ha solo espresso in maniera icastica qualcosa di evidente. Una di queste frasi è: “Governare gli italiani non è né facile né difficile: è inutile”. E non importa se l’abbia detta Giolitti, Mussolini, o qualche altro. Se ha tanta fama, una ragione ci sarà. È innegabile che i nostri concittadini siano visceralmente faziosi, acutamente sensibili alla demagogia e sostanzialmente conservatori. Gli italiani, diceva Montanelli, vorrebbero fare la rivoluzione con la protezione dei carabinieri e di fatto resistono ai cambiamenti finché possono. Mussolini, che voleva trasformare gli italiani in atleti e in guerrieri, è riuscito solo a rendersi ridicolo e a rendere ridicoli noi. Fare la mossa della rivoluzione, perché no? Andare in giro con un pugnale a testa d’aquila nella cintura, come i fascisti, perché no? Ma cambiare le proprie abitudini? Neanche a parlarne.
In conseguenza di tutto ciò l’opposizione in Italia è particolarmente facile. Si ha il consenso non solo di chi è contro il governo ma anche di molti di quelli che dovrebbero sostenerlo. È facile dimostrarlo. Se c’era, e c’è, una legge sacrosanta, è quella contro l’eccesso di intercettazioni telefoniche. Ad essa era particolarmente interessato, anche per ragioni personali, Silvio Berlusconi. E tuttavia, pur essendo considerato da alcuni il proprietario della sua coalizione e pur essendo il capo della più grande maggioranza che abbia avuto un Parlamento repubblicano, non è riuscito ad ottenere quel provvedimento. Chi si è opposto? Gli italiani. Trasversalmente. Per le più varie ragioni. E soprattutto perché costituiva un cambiamento. Un altro esempio di conservatorismo fanatico è quello della magistratura. Se solo si proponesse di modificare il colore delle loro toghe, i magistrati insorgerebbero come un sol uomo contro questo attacco all’indipendenza della magistratura. Figurarsi dunque le grandi riforme. Quando un governo si intestardisce a realizzarne una, il percorso è così lungo, così travagliato, così impervio che alla fine o non se ne fa nulla oppure la legge arriva alla meta annacquata e stravolta. O i conservatori vincono, o non perdono.
Queste constatazioni sono rese ancora più evidenti dai risultati di una congiuntura teoricamente imprevedibile. Dal 1943 l’Italia è spaccata fra destra e sinistra. La guerra civile che cominciò in quell’anno non ha mai avuto tregua, neanche quando i mitra non hanno più sparato. Contro Berlusconi, poi, si è avuta la più grande campagna di odio di tutti i tempi. E tuttavia, dall’autunno del 2011, abbiamo visto l’alleanza del diavolo con l’acqua santa. Una sorta di Comitato di Salute Pubblica per salvare l’Italia dal default. In queste condizioni, con una maggioranza oceanica cui si oppone una esigua minoranza moralmente e politicamente squalificata, si potrebbe pensare che il governo sia per una volta onnipotente. Finalmente una maggioranza cui nessuno può resistere, una maggioranza senza opposizione che può permettersi tutto. Ogni leader infatti sarà pronto a spiegare alla propria base che a Palazzo Chigi non c’è il nemico ma qualcuno che agisce per il bene comune. E infatti subito dopo la costituzione del nuovo esecutivo, il Parlamento, tramortito, ha lasciato passare la riforma delle pensioni. Ma i mesi che si sono impiegati per formulare la riforma del lavoro hanno dato ai partiti il tempo di riprendersi. Da quel momento, pur riconoscendo di non avere la forza di mandare a casa il governo, essi sono riusciti a ingabbiarlo. Per il lavoro prima il ministro Fornero ha detto e ripetuto fino alla nausea che “avrebbe tirato diritto”, checché dicessero i sindacati; poi ha chinato la testa; infine la riforma è stata evirata ed ha deluso sia i mercati sia gli imprenditori stranieri. E infatti non è servita a niente.
Di sostanziale i famosi tecnici sono riusciti a fare solo ciò che saprebbe fare anche un bambino: aumentare le tasse sugli immobili e sulla benzina. Senza per questo evitare né l’alto livello dello spread né la più grande recessione che ricordiamo. Si vuol dare di tutto questo il torto a Monti? Neanche per sogno. Sarebbe stupido. La sua esperienza ha solo fornito la riprova del detto di Giolitti. Si potrebbe governare contro una parte degli italiani, non si può governare contro tutti.
Ora si parla del meccanismo “salva-Stati”, cioè della possibilità di avere consistenti aiuti economici in cambio della nostra sovranità. E se l’Italia, per salvarsi, dovesse rinunciare ad essa, sarebbe una cosa tristissima. Ma si comprende che molti italiani non piangano: considerando l’uso che ne abbiamo fatto, forse potremmo disfarcene senza troppi rimpianti. (il Legno storto)

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