giovedì 1 ottobre 2009

Per cortesia, fatevi gli affari vostri. Caius

Sulle pagine della stampa estera l’Italia, quando non si tratti di giudizi di adeguatezza sul nostro primo ministro, viene spesso additata quale responsabile di politiche d’immigrazione lesive di diritti umani e ricettacolo di movimenti xenofobi. L’approvazione del pacchetto sicurezza – contemplante il reato di immigrazione clandestina – sollecitò le severe rampogne di quotidiani francesi e inglesi, i quali rilevarono la generale indignazione della comunità internazionale e l“inquietudine” dell’ONU. Sarebbe interessante il parere di quegli stessi commentatori circa certi recenti avvenimenti d’oltralpe e d’oltremanica. Sarebbe interessante perché al momento non sembra ancora disponibile sugli organi di riferimento. La trentaduenne cassiera Fatou Cham, originaria del Gambia e residente da diversi anni a Londra, impiegata presso l’azienda britannica “Tesco” il gruppo di distribuzione più grande d’Inghilterra, veniva scelta come nuovo volto per il lancio di una campagna pubblicitaria della stessa azienda. L’esposizione su quotidiani e settimanali è però risultata disastrosa. Infatti i funzionari dell’immigrazione, scoperto che la donna, madre di tre figli, era sprovvista di permesso di soggiorno, l’hanno arrestata in vista dell’espulsione. Il rigore dei funzionari è apparso eccessivo poiché Fatou era arrivata in Inghilterra nel 1998 per gli studi universitari; il suo visto da studente era scaduto nel 2001 e da allora aveva ripetutamente presentato richiesta per prolungare la sua permanenza in Inghilterra, soprattutto in considerazione del suo stabile impiego. Ma il permesso non le è mai stato concesso. Purtroppo dal 2004 in Inghilterra la permanenza senza visto di lavoro è reato. Il portavoce della UK Border Agency, ha dichiarato laconicamente: “La UK Border Agency, se viene a sapere di persone che non abbiano più titolo per rimanere qui e non se ne siano andate volontariamente, le arresta”. Semplice, no? A quanto pare, anche in Francia le manifestazioni di dissenso verso le violazioni dei diritti umani subite dagli immigrati non trovano grande eco sulla stampa.

Eppure a Parigi, ogni domenica, la cattedrale di Notre Dame è scenario di proteste nei confronti della corrente adozione di provvedimenti detentivi ed espulsivi a carico di minori, in quanto figli di sans-papiers. Provvedimenti sempre più frequenti da due anni a questa parte. In risposta il governo francese, lungi dall’annunciare sanatorie o regolarizzazioni “al limite” (per intenderci, di tipo italiano), ha deciso di sopprimere la figura del “Difensore dei minori”, creata proprio a tutela dei minori stranieri, e di sgomberare bruscamente, a Calais, il campo che forniva rifugio agli immigrati in attesa dell’imbarco per l’Inghilterra. E’ bene anche ricordare che attualmente in Francia accogliere o aiutare un sans-papier è reato: a norma dell’articolo 622-1 del codice sull’entrata e il soggiorno degli stranieri, “la persona che aiuta direttamente o indirettamente, che facilita o tenta di facilitare l’entrata, la circolazione o il soggiorno di uno straniero in Francia” è passibile di una pena di 5 anni di carcere e di una multa di 30.000 euro. Noi italiani conosciamo i nostri difetti. Forse questa è la ragione per cui i nostri giudizi sugli altri di regola sono clementi. Torna a nostro onore l’essere riluttanti a guardare biecamente in casa d’altri, e certe meschinità vanno semplicemente ignorate. Ma torna ad onore del Presidente Napolitano l’aver condannato la miserabile prassi, invalsa in certi ambienti politici italiani, di fornire sponda interna alle sciocchezze scritte sul nostro paese fuori confine. (l'Opinione)

5 commenti:

fuoco amico ha detto...

Recupero un articolo del 2004 di Don Gianni che è stato quantomeno profetico:

Il diritto di fermare l'invasione
di Gianni Baget Bozzo -
tratto da Tempi del
16 settembre 2004

Il sistema di accoglienza italiano dell'esodo africano che si dirige su Lampedusa e su Pantelleria ha raggiunto il punto di saturazione. I centri di accoglienza in Italia sono colmi, non rimangono che due alternative: o lasciare liberi nel territorio i nuovi arrivati o rimandarli indietro.

Sembrerebbe che a favore della politica dell'accoglienza indiscriminata concorrano due fattori: il buonismo dell'opinione pubblica e dei suoi mezzi di informazione e la richiesta di braccia a poco prezzo per le attività produttive. Il problema della compatibilità civile di una tale immigrazione di massa, che avviene nella più perfetta illegalità, sembra non essere oggetto di attenzione sufficiente da parte della politica e delle stesse istituzioni.

Quale principio può governare questa immigrazione d'assalto? Uno è il principio del diritto naturale di ciascuno di trovare il suo spazio nel mondo. Ma questo diritto naturale non può essere esercitato contro un altro diritto, quello di coloro che hanno costruito su quel territorio le loro civiltà e hanno diritto al rispetto della propria cultura e della propria storia.

I diritti umani non si fondano solo sulla natura ma anche sulla storia, non sulla mera vita fisica e al rispetto di essa ma anche sul riconoscimento delle azioni degli uomini e delle opere che essi hanno prodotto. Il diritto naturale si realizza nel diritto civile, cioè nel diritto di una società organizzata. Non può esistere come diritto civile il diritto naturale al vagabondaggio fondato sulla propria scelta di affidarsi al mare in condizioni pericolose per contare sul diritto civile dei mari e sui doveri di soccorso. Abbiamo già conosciuto una situazione analoga a quella che ci viene dall'Africa quando abbiamo dovuto fare fronte al problema albanese. Ma quello era piccola cosa in confronto a una marcia che comincia dalla Nigeria e dal Sudan e che è organizzata non solo da interessi economici degli scafisti, ma anche - forse - dalla volontà islamica di insediare islamici su territori cristiani.

Non rimane dunque altra soluzione che collocare su battelli o su aerei i nuovi arrivati e rispedirli alla costa africana da cui sono venuti. La collaborazione con la Tunisia ha avuto successo, quella con la Libia non ancora. Ma basta guardare i confini della Libia che comunicano con tutto il mondo sahariano sahelico per capire che i problemi libici, quelli che deve affrontare Gheddafi, sono maggiori di quelli tunisini.

Il problema è di principio. E non è possibile che la Corte costituzionale non conosca lo stato di necessità in cui si trova il paese e legiferi come se si trovasse, utopisticamente, nel migliore dei modi possibili. Il governo ha diritto di criticare la Corte e di metterla innanzi alle proprie responsabilità. L'Italia deve ospitare uomini da essa scelti, non può subire l'invasione in nome della pietà e in nome dell'occupazione.
Una nazione non è solo un territorio o un'economia, è una storia, un costume, una cultura, una convivenza che deve essere rispettata in nome dei diritti acquisiti nella storia.

Anonimo ha detto...

Perche non:)

Anonimo ha detto...

molto intiresno, grazie

Anonimo ha detto...

La ringrazio per Blog intiresny

Anonimo ha detto...

Perche non:)