martedì 19 ottobre 2010

Cittadinanza breve? Chiedetelo alla Merkel

Qualcuno ricorda la infinita discussione sulla cittadinanza breve? Per qualche mese, sollecitati dai “fare futuristi”, in Italia non si è parlato d'altro. Dieci anni per diventare cittadini italiani erano troppi, ne bastavano la metà, e in ogni caso la legislazione italiana dai respingimenti di Maroni alle classi per gli stranieri della Gelmini ormai stava troppo stretta agli intellettuali finiani che proponevano una via italiana all'integrazione consapevole e in definitiva ad un multiculturalismo “salvato dal diritto naturale”. Da allora, silenzio. Anche perché l'Europa ormai sembra andare in tutt'altra direzione.

A cambiare rotta ci aveva pensato già l'ex premier inglese Gordon Brown prima di lasciare il posto al successore Cameron. Per la prima volta un laburista metteva in discussione i dogmi dell'integrazione a senso unico, in cui lo Stato ha il dovere di accogliere e gli immigrati il diritto di chiedere. Brown invece aveva legato la cittadinanza a dei principi ben precisi quali l'imparare la lingua del Paese in cui si sceglie di vivere, il conoscerne la storia e le tradizioni, trovarsi un lavoro, non delinquere, e così via.

Ormai in tutta Europa, è il caso di dirlo, tira un'aria diversa: nell'Olanda di Wilders che alza un muro contro l'islam, nella Svezia di Akesson che sovverte i principi di accoglienza su cui si era fondato il “modello scandinavo”, nella Francia di Sarkozy che risolve con il pugno di ferro la questione rom tirandosi gli strali della Commissione Europea. Ebbene, c'era un solo Paese che sull'immigrazione, in prevalenza turca, ha costruito la sua potenza, la Germania di Angela Merkel, guidata da un centrodestra che fino a questo momento non aveva rinunciato all'idea di una società multiculturale – una coalizione di partiti politici a cui i finiani avrebbero potuto ispirarsi anche in materia di immigrazione e cittadinanza (strizzando l’occhio ai centristi di Casini e alla 'creatura' di Montezemolo).

Ebbene, anche Berlino ha preso tutt’altra direzione. Prima il controverso libro di Thilo Sarrazin, l'ex numero uno della Banca Centrale, un socialdemocratico che ha sparato a zero sulla islamizzazione della Germania. E adesso le dichiarazioni della Merkel che ha annunciato senza timori “il fallimento del multiculturalismo”, sposando appieno la linea di Brown. Abbiamo inutilmente cercato sulle pagine di FareFuturo Webmagazine uno straccio di editoriale che commentasse la linea della Cancelliera e il nuovo corso, per modo di dire, del governo tedesco (in realtà dagli inizi della sua carriera politica la Merkel ha sempre dubitato di una grande insalatiera tedesca). Nulla, almeno per il momento.

Così quello che era un dubbio ricorrente si è praticamente trasformato in una certezza: i finiani hanno sposato il tema della cittadinanza breve e difeso le magnifiche e progressive sorti del multiculturalismo solo per una battaglia politica strumentale, per avere una carta in più utile a seminare zizzania nella maggioranza, e per offrire al Paese l'immagine di una destra che parla un linguaggio diverso sull'immigrazione.La Merkel al contrario ci ha ricordato che la cittadinanza può essere concessa solo a patto di accettare “la nostra Costituzione e tollerare le nostre radici occidentali e cristiane”. Certa destra dovrebbe farne tesoro. (l'Occidentale)

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