domenica 29 settembre 2013

29 settembre 2013

La proposta di dimissioni di massa dei parlamentari ha una sua storia, legata a quella di Berlusconi in politica. Quando all’inizio del 1995 il primo governo di Berlusconi, abbandonato dai leghisti e avvisato dai pm milanesi, entrò in crisi, fu Pannella a proporre al Cavaliere il gesto clamoroso, per evitare un governo con una maggioranza diversa da quella votata dagli elettori e ottenere dal presidente della Repubblica Scalfaro nuove elezioni. Il maggioritario era al suo debutto e venne subito coniato il termine “ribaltone”, impensabile nella appena archiviata prima Repubblica. La fantasiosa mossa pannelliana voleva appunto scongiurare il ribaltone. Berlusconi fu tentato dalla proposta ma alla fine non se ne fece nulla. Non è detto che avrebbe funzionato ma è sicuro che riproposta oggi tutto potrà far succedere ma non nuove elezioni. Non per altro ma perché nel 1994 i tre quarti della Camera erano stati eletti con l’uninominale e per sostituire i deputati non c’era altra via che nuove elezioni nei collegi, peraltro solo quelli dei dimissionari. Oggi con il proporzionale subentra il primo dei non eletti ed eventualmente il secondo, il terzo e così via. E le dimissioni sono votate, una per una, dall’aula che può respingerle almeno la prima volta. Può durare anche anni. E’ bene saperlo.
di Massimo Bordin@MassimoBordin

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