martedì 10 settembre 2013

Deve essere uguale per tutti la legge. Carlo Priolo

 


Non è scritto in nessuna parte della Costituzione che “la legge è uguale per tutti”. Per la semplice ragione che se fosse scritto così sarebbe un’emerita castroneria, oltre a non corrispondere alla concreta applicazione delle norme. La legge deve (deve, non è) essere uguale per tutti, in quanto la legge oltre a contenere la norma, il precetto, la regola di condotta, il principio, deve essere applicata in modo che sia effettivamente uguale per tutti.

Quindi la singola norma deve trovare la sua applicazione nei singoli e specifici casi (fattispecie concreta) in maniera che si possa nella maggior parte dei casi raggiungere l’obiettivo che sia uguale per tutti. Affinché ciò accada devono esserci tutta una serie di norme che garantiscano la riuscita della concreta applicazione senza che un soggetto sia favorito o sfavorito rispetto ad altri. Infatti, l’articolo 3 della Costituzione non recita che la legge è uguale per tutti, ma stabilisce che “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”.

Esattamente la norma costituzionale non dice che la legge è uguale per tutti, come il vasto esercito dei somari di regime ripete da mesi, ma stabilisce che i cittadini sono uguali davanti alla legge, dove il termine legge in questo contesto deve essere interpretato come ordinamento giuridico. L’uguaglianza di tutti i cittadini (come pure gli stranieri e gli apolidi) di fronte alla legge implica un generale obbligo di osservanza delle leggi anche da parte di coloro che le creano o vi dànno esecuzione, al fine di scongiurare abusi di potere da parte dei soggetti pubblici in danno dei cittadini.

Il principio di uguaglianza fissato dall’articolo 3 della Costituzione vieta allo Stato di emanare provvedimenti che siano discriminatori in base a uno o più dei sei parametri in essa indicati (sesso, razza, religione, ecc.). Questo principio trova applicazione concreta in numerose norme costituzionali che disciplinano situazioni specifiche ad esempio nell’articolo 8 che stabilisce l’uguale libertà di tutte le confessioni religiose; nell’articolo 29 che sancisce l’uguaglianza morale e giuridica dei coniugi; nell’articolo 37 che, a parità di lavoro riconosce l’uguaglianza di diritti e retribuzioni fra lavoratori e lavoratrici. Gli articoli della Costituzione non vanno solo letti, ma capiti e interpretati.

Penosamente i dirigenti del Pd continuano ad alimentare gli stolti militanti del cibo caramelloso che tanto li appaga e li condanna a ripetute sonore sconfitte. L’obbligo di osservanza delle leggi erga omnes deve essere garantito da coloro che vi dànno esecuzione o meglio deve esserci una struttura organizzativa dell’amministrazione della giustizia che sia quanto più vicina a standard di efficienza, efficacia, uguaglianza e questo tutti sanno che in Italia così non è. Raccontare ancora all’ignorante popolo del Pd che il loro partito politico è quello della difesa dello Stato di diritto, della legalità, presidio della democrazia, dell’etica politica, del rispetto delle sentenze della magistratura è una cantilena non solo falsa (in politica qualche bugia è necessaria), ma demenziale.

Pannella da 60 anni ripete la stessa cantilena e non ha mai superato il 2%. Renzi, l'uomo del sussidiario, si dovrebbe rottamare da se stesso se fosse coerente con quello che ha predicato nel recente passato, con il suo parlar ignorante aiuta il popolo allegro delle feste dell’Unità a declinare i verbi, a distinguere le vocali delle consonanti, ma non aiuta a far capire come salvare il Paese dalla catastrofe. Le circostanze (prevedibili) della sconfitta elettorale di Bersani l’hanno lanciato alla corsa della leadership e forse ha compreso che i più fedeli militanti del Pd sono dei bravi idioti che devono essere gratificati con tutte quelle dichiarazioni ad effetto breve, che primeggiano nello stupidario nazionale, ma non capisce che automaticamente diventa l’omologo di sinistra di Brunetta, della Santanchè, della Carfagna, della Comi che tanto ha criticato per i loro atteggiamenti politici. Renzi, dicci qualcosa di intelligente, anche se comporta prendere qualche fischio alle feste dell’Unità.

Dovrebbe riflettere che in Italia per vent’anni abbiamo ascoltato la Parietti e che il buon Grillo è stato capace di portare in Parlamento più di 100 soggetti che possono utilmente andare a scuola dalla stessa Parietti. La violenza è il linguaggio della morte; la guerra anche verbale, politica, di lotta crea altra guerra. La vittoria ottenuta con le armi, anche verbali, con la morte, con la sconfitta del nemico, dell’avversario è effimera; presto i vinti umiliati prenderanno di nuovo le armi, si riorganizzeranno, troveranno altri leader che sostituiranno quelli sconfitti e saranno ancora più determinati a lottare, a cercare una rivincita con ogni mezzo. La violenza sarà più atroce; il destino delle genti, il futuro dei popoli, il Governo del Paese fatalmente non potrà che regredire, peggiorare. Non potrà esserci crescita, sviluppo, coesione sociale, migliori condizioni di vita.

Il presidente Napolitano ha da tempo annunciato la necessità dell’armistizio e il presidente Enrico Letta sta egregiamente applicando il contenuto dell’armistizio, sarebbe intelligente e opportuno collaborare e invitare gli affabulatori dei militanti ignoranti al silenzio. L’8 settembre del 1943 fu l’annuncio dell’Armistizio del Governo italiano. Il 7 settembre 2013 Papa Francesco ha predicato la pace al mondo intero. L’inutilità dell’odio, della morte, della sconfitta del nemico dovrebbe spingere i nostri riottosi padroni dei partiti ad un gesto di umiltà e di tolleranza. (l'Opinione)

Nessun commento: