domenica 22 settembre 2013

I nemici della stabilità stanno a sinistra. Arturo Diaconale


Nella Germania Federale il Partito Comunista era vietato per norma costituzionale. Con la conseguenza che il partito socialdemocratico non ha dovuto temere nemici a sinistra per quasi quarant'anni ed ha avuto la possibilità di marginalizzare qualsiasi componente avesse la tentazione ideologica di porsi fuori del sistema. La caduta del Muro di Berlino e la capacità dei leaders socialdemocratici, in particolare Schroeder, di tenere ferma la barra della Spd sulla linea del partito di governo escludendo il richiamo della lotta antisistema, hanno fatto il resto.

In Germania, a differenza di quanto scrive Antonio Polito, non è la comune tendenza di Cdu ed Spd al buonismo generale a consentire le larghe intese e la stabilità ma sono le condizioni politiche frutto di una storia che non si presta ad equivoci a renderle possibili nei momenti di necessità. In Italia, invece, la storia e le condizioni politiche sono state completamente diverse. Nel secondo dopoguerra il nostro paese è stato segnato dalla presenza del più grande partito comunista dell'Occidente e dal realismo di una Chiesa Cattolica convinta, dopo Pio XII, che con questo partito si dovesse comunque trovare una intesa o un modus vivendi.

Inoltre il Dna della massima forza della sinistra italiana non è mai stato quello della Spd tedesca ma, secondo la formula berlingueriana, quello del partito di lotta e di governo. Cioè di essere al tempo stesso un partito del sistema ed un partito antisistema. Dai tempi di Berlinguer ad oggi quel Dna non è minimamente cambiato. Siamo passati dalla Prima alla Seconda Repubblica, dal proporzionalismo al maggioritario ed alla democrazia dell'alternanza, ma il maggiore partito della sinistra, che nel frattempo ha realizzato al proprio interno un mini-compromesso storico tra cattolici democratici e post-comunisti, ha continuano a rimanere imperterrito sia di lotta che di governo, sia di sistema che contrario al sistema.

Perché, allora, le larghe intese destinate ad assicurare una stabilità di necessità da noi sono molto più precarie ed instabili che in Germania? La risposta è nei fatti. Perché, ora che il sistema da bipolare è diventato tripolare ed è segnato dalla presenza di una forza come il Movimento Cinque Stelle, dichiaratamente antisistema, una parte consistente del Pd non sa e non vuole resistere al richiamo di quella parte del proprio Dna che lo spinge non verso la stabilità di un governo di necessità ma verso la lotta contro qualsiasi governo, tanto più se nel governo in carica figurano i nemici da sempre considerati moralmente e antropologicamente inferiori.

Si capisce che lo sforzo cerchiobottista dei media politicamente corretti sia diretto a sostenere la tesi che la stabilità viene messa in discussione dagli opposti estremisti del centro destra e della sinistra. Ma si capisce altrettanto chiaramente che questa tesi è una balla colossale. Perché nel centro destra le forze antisistema, che pure esistevano nel passato, sono state progressivamente mariginalizzate. Nella sinistra, viceversa, continua a verificarsi il fenomeno opposto. Non dice nulla a Polito la constatazione che l'unico modo di Matteo Renzi di conquistare la leadership del Pd è di accarezzare il pelo di coloro che continuano ad avere il mito della lotta infischiandosene del fatto che alla guida del governo c'è l'ex vicesegretario del loro stesso partito? (l'Opinione)

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