domenica 6 ottobre 2013

Froci sì, froci no. Angelo Libranti

 



Ogni tanto spuntava una discussione circa la posizione sessuale e sociale degli omosessuali nel contesto della società italiana. Da un po’ di tempo a questa parte invece, le discussioni sono all’ordine del giorno per l’invadenza delle loro pretese.

Ne è passata di acqua sotto i ponti dalla prima riunione pubblica, quasi clandestina, al teatro Alberico nel quartiere Prati di Roma.

Credo fosse il 1975 e attraverso Radio Radicale seppi del primo Congresso Nazionale del F.U.O.R.I., un avvenimento epocale anche se poco o niente propagandato.

Da inguaribile curioso quale sono, mi avventurai in quel teatro dove in un’ampia sala c’erano volti spauriti, quasi timidi, di giovani desiderosi di mostrarsi per quello che sentivano di essere.
Fui ripreso anche da una telecamera e non risolvevo se nascondermi o mostrare indifferenza.

Decisi per l’indifferenza, tanto mi dissi se nessuno mi riconosce mi prenderà per gay, se qualcuno mi riconoscerà saprà di sicuro qual è la mia natura.

Insomma, stetti lì una serata senza rendermi conto di stare in compagnia di giovani che poi sarebbero diventati famosi come Mario Mieli, Angelo Pezzana, Paolo Hutter, Dario Bellezza, Gianni Vattimo e tanti altri per me, all’epoca, completamente sconosciuti.

Le loro rivendicazioni mi sembrarono giuste ed ingiusta mi sembrava la loro ghettizzazione.
Ora invece, siamo arrivati all’esagerazione, ora vogliono il “matrimonio” e, addirittura, l’adozione di bambini.

Non sono d’accordo perché la società attuale è senz’altro più matura di quella degli anni Settanta e gli omosessuali sono visti con simpatia, al massimo con indifferenza, e tranne la frangia estrema di giovani delinquenti omofobi, li si lascia vivere tranquilli alle loro attività.

Concessione dopo concessione, siamo giunti alla confusione dei ruoli e credono di essere normali, quando normali non sono.

Quanto meno i gay soffrono un disturbo della personalità, legati spesso all’assenza di un padre o alla forte personalità della madre, oppure a traumi di natura sessuale subiti durante l’infanzia; lo si legge in tutti i testi seri di psicologia.

Non si spiega la loro ferma aspirazione al “matrimonio”, quando il codice civile prevede già i rapporti fra due persone, maschio o femmina che siano. L’eredità si può lasciare a chi si vuole e se non ci sono figli legittimi, non c’è nessun problema a trasferire anche grossi patrimoni.

Se uno il testamento non lo fa, significa che il rapporto non è così solido e ciò accade anche fra le coppie eterosessuali.

L’impedimento all’assistenza del compagno malato è una fesseria, perché al momento del ricovero si chiede l’indicazione di un nome e il numero di telefono di persona gradita al degente, chiunque esso sia, e non c’è articolo di legge che impedisca questa norma.

La realtà è che si mira alla pensione di reversibilità, questo è l’obiettivo malcelato delle coppie dello stesso sesso, e qui il discorso si fa complesso perché intervengono precise norme a regolare la questione. Da popolo furbo quale siamo, non ci sarebbe da meravigliarsi se due etero si mettono d’accordo per frodare lo Stato e poi ci sarebbe il problema dei fratelli e delle sorelle conviventi ed entrambi liberi. Anche loro potrebbero chiedere, giustamente, la pensione di reversibilità. Insomma un problema all’italiana.

Le pretese dei froci sono giunte a tentare di scardinare lo status della famiglia tradizionale quasi fosse un’istituzione dannosa ed omofoba, per il solo fatto di non condividere il loro “modus vivendi”. Il genitore n°1 ed il genitore n°2 rappresenta un segnale inquietante nel sovvertimento della società, fermo restando che sempre distinti sono: il n°1 è il papà (o la mamma) e il n°2 è la mamma (o il papà), cosa cambia? Odiano proprio l’attribuzione di papà e mamma e questo non sta bene. Sembra di capire che le fobie le soffrano loro e sono sempre incazzati verso gli etero e quelle comunemente definite coppie regolari. Perché non si accontentano del loro stato e lasciano in pace la società che è già abbastanza evoluta per accettarli e considerarli per quello che sono e per quello che possono offrire al consorzio umano? Calma e tranquillità ci vuole, la loro serenità servirebbe a valorizzarli meglio ed a ottenere maggiore considerazione. Già sono presenti in molti campi di attività e sono considerati per come svolgono il loro lavoro. Non gli basta?

Si giunge a protestare per la dichiarazione di un imprenditore, che non fa la morale ma ha un fine economico di vendita, indirizzata ad un target di sua scelta.

Interferire negli affari altrui significa coartare la libertà del prossimo ed è una prepotenza bella e buona, da chi pretende ampia libertà per sé. La frase infelice della terza carica dello Stato, esortante a riflettere sull’armonia della famiglia nel chiuso della propria casa è un insulto al sentir comune e al buon senso. Andrà a finire che i discriminati saranno gli altri e la lobby omosessuale deciderà per tutti.

Uno Stato così concepito non ha futuro perché vengono a mancare le garanzie per il cittadino; tanto per essere chiari la legge contro l’omofobia, così come è concepita, rappresenta i privilegi per un gruppo, con la conseguenza di rappresentare una casta e come tale va a finire che si ghettizzano da soli.

Più chiaro è stato il Papa a scomunicare il prete australiano che predicava il matrimonio fra persone dello stesso sesso ed il sacerdozio per le donne.

Indubbiamente Francesco è un Papa illuminato che cerca di portare la Chiesa al Vangelo di Cristo quando, appunto, gli apostoli erano tutti maschi e la sodomia e la prostituzione erano condannate come peccato. I peccatori poi, erano confortati dalla misericordia Divina. ( the FrontPage)

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