domenica 2 settembre 2012

2 settembre 2012

Di nuovo sollecitato in tv, Travaglio ha ulteriormente articolato la risposta alla domanda delle domande: che ha guadagnato Cosa nostra da questa ventennale trattativa? Stavolta la risposta è stata: tredici anni di latitanza per Provenzano. Tralasciamo la pur legittima chiosa su quali altre trattative – evidentemente rimaste impunite – avevano consentito i precedenti quaranta anni di latitanza.  Mi immagino la risposta e sono sostanzialmente d’accordo. Magari con qualche battaglia in più di Travaglio sull’argomento, ma solo per motivi d’età. Veniamo ai fatti. In quei tredici anni vengono arrestati i fratelli Graviano, Luca Bagarella, i fratelli Brusca. Il gotha dello stragismo. In meno di tre anni, dal ’94 al ’96. Pure loro consegnati da Provenzano? Sorgerebbe in ogni caso la controdomanda: e se pure? Ma non dev’essere nemmeno così se, mentre le ricerche continuavano, fioccavano le indagini patrimoniali su Provenzano e ne sa qualcosa proprio il dottore Ingroia che vide un finanziere suo aiutante più che sospettato di aver tenuto al corrente di quelle indagini gli amici del boss. Per la cronaca, il finanziere fu, insieme al dottore, gradito compagno di vacanza di Travaglio. Sta di fatto che Provenzano alla fine venne stanato e preso. Fine delle trattative? Neanche per idea. Ingroia ha aperto una indagine anche su quell’arresto. Non se ne esce.
di Massimo Bordin

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