venerdì 28 settembre 2012

Note sulla Costituzione - X - Arte e risparmio. Gianni Pardo

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Art. 41, art.42, art.47. Se qualcuno, guardando fuori dalla finestra, dice: “Non piove!” non significa soltanto che non sta cadendo acqua dal cielo; significa che quel signore si aspettava che piovesse. Oppure che prevedeva continuasse a piovere. Anche le semplici constatazioni sono rivelatrici.
Quando per esempio, nell’art.33, leggiamo che L'arte e la scienza sono libere e libero ne è l'insegnamento” non possiamo evitare di ripensare al realismo socialista e a Lysenko. Ci accorgiamo di averla scampata bella e ringraziamo la Costituzione che ha voluto essere tanto buona da lasciarci questa libertà.
Nello stesso modo, quando all’art.41 leggiamo che “L'iniziativa economica privata è libera”, dobbiamo essere lieti che la Costituzione abbia rinunciato ad imporci il capitalismo di Stato ed abbia spinto lo scrupolo fino a sentire il dovere di chiarircelo.
In realtà, un Paese liberale codifica solo i divieti, non i permessi. Sulla carta dell’Oceano Pacifico si scrivono solo i nomi delle isole, non si scrive dappertutto, parallelo per parallelo, “oceano, oceano, oceano, oceano...”. Analogamente, scrivendo così spesso in Costituzione le parole “libero” e “libertà”, si contraddice uno dei principi fondamentali dello Stato liberale.
Come se non bastasse, l’articolo 41 prosegue: “[L’iniziativa economica] Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana”. Lasciamo da parte queste ultime tre cose, cui provvedono i codici, e chiediamoci: qual è l’utilità sociale della filatelia, della pornografia o del culturismo? E se essi non sono socialmente utili, solo per questo bisognerebbe vietarli? In realtà nello Stato liberale ognuno ha il diritto di intraprendere qualunque attività che non sia in contrasto con la legge e corrisponde soltanto agli interessi di produttori e consumatori.
Per fortuna questo articolo tra il sovietico e il teocratico è stato placidamente dimenticato. Il buon senso degli italiani ha prevalso sull’ideologismo balordo dei Catoni. E non ha neppure applicato la conclusione: “La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali”. L’Italia ha disobbedito alla Costituzione e non è divenuta uno Stato totalitario.
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Inutile dire che considerazioni analoghe valgono per l’art.42 cpv quando statuisce che “La proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge, che ne determina i modi di acquisto, di godimento e i limiti allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti”. Già nella Russia sovietica era permesso possedere la casa di abitazione: siamo dunque stati a un pelo di battere l’U.R.S.S. sul suo terreno?
Ma soprattutto, che funzione sociale ha la proprietà di un canarino, di un corno rosso o di libro pornografico? A meno che queste cose non servano a far sì che si possa dire che la proprietà “è accessibile a tutti”: chi possiede un corno rosso fa felice l’art.42.
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Art.47, primo comma: “La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l'esercizio del credito”. Parole chiare, nette e inequivocabili. Peccato che siano bugiarde.
Facciamo l’ipotesi che un tizio non spenda tutto quello che guadagna e tenga da parte un po’ di denaro. Lo Stato naturalmente non gli bada. Se invece volesse incoraggiarlo dovrebbe diminuirgli le tasse, aumentargli la paga, dargli una medaglia, insomma fare qualcosa per lui: questo è “incoraggiare”. Se al contrario gliene rubasse una parte, chi potrebbe dire che lo incoraggia e lo tutela? E tuttavia è proprio ciò che avviene. Non solo lo Stato tassa il ricavato degli eventuali interessi (perfino quelli, miserrimi, dei conti correnti bancari, che non compensano nemmeno l’inflazione), ma la mentalità del Paese va in direzione opposta, dimostrando che l’art.47 è una presa in giro. Ogni volta che ci sono difficoltà di bilancio mezza nazione invoca la patrimoniale. Ultimamente la Presidente del Pd ha proposto di andare a togliere agli abbienti una parte di ciò che hanno senza altra giustificazione che il fatto che lo hanno. In base alla teoria economica degli analfabeti frustrati secondo cui se alcuni hanno di più, è perché hanno rubato a quelli che hanno di meno. Infatti la ricchezza – sempre per gli analfabeti economici – è una quantità fissa i cui spostamenti sono a somma zero.
E questo vale anche per il risparmio che la Costituzione “tutela e favorisce”. L’imbecille al contrario dice: se qualcuno ha dei risparmi, è segno che ha potuto mettere qualcosa da parte. Io non ho potuto. Dunque date a me il suo denaro.
Per la sinistra la megapatrimoniale è la soluzione per i problemi economici della nazione, Non solo gli applausi non le mancano, quando ne parla, ma forse con questo programma vincerà le elezioni del 2013.(il Legno storto)

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