giovedì 21 novembre 2013

ArchivioBordin Line

21 novembre 2013

A proposito di separazione dei poteri il professore Di Federico, di recente entrato nella direzione di Radicali italiani, ha sempre sostenuto che i magistrati in Italia sono un caso unico. Oltre a gestire il potere giudiziario, sono stabilmente insediati nell’esecutivo attraverso i distacchi negli uffici dei vari ministeri, oltre quello di Via Arenula che praticamente dirigono, e infine nel legislativo, visto che molti di loro siedono in Parlamento con la toga momentaneamente appesa in guardaroba. Un mastice che vanifica quella separazione dei poteri ritenuta premessa necessaria di uno stato di diritto. Non mancano naturalmente risvolti grotteschi. Per esempio ieri un comunicato del partito di Di Pietro si compiaceva nel segnalare che dalle intercettazioni sulla vicenda Ilva emergesse il timore della proprietà dell’acciaieria per la nomina ad assessore regionale del magistrato Lorenzo Nicastro. Timori dovuti, recita il comunicato “all’appartenenza politica di Nicastro al nostro partito”. La scelta del magistrato-appartenente fu per la verità criticata all’epoca, ma a difenderla insorse dal teleschermo Marco Travaglio. “Non si criticano i candidati inquisiti bensì i candidati magistrati. A questo siamo!”. Così il suo appassionato intervento tre anni fa in occasione della candidatura alle elezioni di Nicastro, che oggi si trova indagato per favoreggiamento nei confronti del governatore Vendola e per questo viene difeso nei comunicati del suo partito.
di Massimo Bordin@MassimoBordin

Nessun commento: