domenica 17 novembre 2013

Azzardo tedesco. Davide Giacalone


Avete presente una classe di somari festanti, perché il secchione del primo banco, finalmente, si dimostra l’ultimo, durante l’ora di ginnastica? Somiglia alla soddisfazione per l’accertamento avviato dalla Commissione europea sul surplus commerciale tedesco. La rivalsa, inoltre, rende legittimo l’insulto, accostando il cancelliere tedesco ad una “escort”, giocando con l’“esport” (prima pagina del Corriere della Sera, laddove per meno, detto in privato, si menò scandalo e vergogna globale). Ma siccome sono somari sul serio, non s’accorgono che il perfido secchione li sta giocando, aumentando il proprio vantaggio.

E’ repellente alimentare sentimenti anti tedeschi, dopo avere blandito il loro governo nel mentre mazzolava i nostri governanti. Non ha alcun senso essere pro o contro la Germania: ammiro il modo in cui hanno ristrutturato il loro mercato interno e varato le riforme sul lavoro; invidio la serietà con cui costruiscono le grandi coalizioni; ritengo che abbiano a lungo e illegittimamente approfittato dei vantaggi loro consentiti dai buchi istituzionali dell’euro, arrecando gravi danni a noi e all’Unione europea. Circa la procedura sugli squilibri macroeconomici meglio procedere per punti, dato che coinvolge molti e differenti aspetti.

1. Ricordiamo che sono cinque i paesi la cui bilancia commerciale è attiva, nei manufatti non alimentari: Cina, Germania, Giappone, Corea del Sud e Italia. In questi ultimi anni, i più travagliati dalla crisi, noi siamo cresciuti, nei mercati extra-Ue, più della Germania. Così, giusto per stabilire che non è mostruoso essere bravi (noi lo dobbiamo a imprenditori e lavoratori che riescono a tenersi su alti livelli di qualità e competitività, sopravvivendo al satanismo fiscale).

2. Neanche la capacità produttiva è un crimine. Punto sul quale c’è confusione, perché Eurostat ha diviso l’Europa in aree territoriali omogenee e applicato i criteri Nuts (Nomenclature des Unités Territoriales Statistique), giungendo a conclusioni che sorprenderanno i luogocomunisti del disfacimento: la prima area produttiva è il nord-ovest italiano, la seconda il nord-est, la terza la Renania-Westfalia. In un aureo libretto si trovano molti dati di questo tipo: L’Italia che non ti aspetti, di Cianci e Lonardi.

3. Veniano alla procedura, che al momento è fuffa. La Commissione ha rilevato il dato dello squilibrio, con la Germania che esporta troppo rispetto a quanto importa, annunciando che ne studierà le ragioni e le conseguenze. Campa cavallo. La verità è che non poteva non farlo, dopo che tale rilievo era già stato ufficialmente mosso da autorità che nulla hanno a che vedere con l’Ue: il Tesoro Usa e il Fondo monetario internazionale. Già questo basterebbe a bollare la Commissione come incapace.

4. Ma la cosa curiosa è che i tedeschi si avviano a formare un nuovo governo di grande coalizione, che avrà nel proprio programma l’aumento dei salari minimi e delle protezioni per i mini-job. Avendo fatto la riforma dieci anni fa, usciti da una crisi che li vedeva a pezzi, ora si pongono il problema del riequilibrio. Bravi. Giusto. Ma ciò vuol dire che faranno prima loro quel che poi sarà chiesto dalla Commissione.

5. Reagiscono irritati, però. Non a torto, ma furbescamente. L’idea dell’Europa parametrale ha rotto l’anima. L’idea che ci sia un’autorità priva d’investitura democratica, ma preposta a dire quanto la gente deve guadagnare e quanto spendere in prodotti non nazionali è metà orrida e metà ridicola. Questo baraccone statistico-burocratico va smontato. Ma i tedeschi ne approfittano per affermare che nessuna cessione di sovranità sarà più possibile senza che si passi da un referendum popolare. Ed è qui che le sirene d’allarme devono accendersi e urlare.

6. Hanno guadagnato posizioni, nelle esportazioni, perché sono bravi. L’ho detto e lo ripeto. Ma le hanno guadagnate anche perché c’è una truffa nella moneta comune e un euro prestato a un imprenditore tedesco costa meno di un euro prestato a un italiano (spagnolo, portoghese, etc.). Hanno guadagnato perché le banche italiane sono state chiamate a un rispetto dei vincoli di Basilea in modo assai più rigoroso di quanto non sia stato fatto con le tedesche. Perché noi paghiamo di più il nostro debito pubblico. Perché noi lo finanziamo dall’interno al 55%, più di loro. Perché nel 2012 il debito pubblico italiano in mani straniere era di 698 miliardi, 24 in più rispetto al 2008; quello tedesco di 1.145 miliardi, 345 in più, rispetto al 2008: hanno attirato più soldi, pagandoli meno. Questo è il macro-problema, senza in nulla attenuare le nostre responsabilità interne, sulle quali battiamo giorno dopo giorno.

7. Ma se nel momento in cui queste storture, o, meglio, questi vuoti istituzionali dell’euro devono essere corretti, se quando si avvia il cammino per il sistema bancario europeo, se giunti al punto di rottura, oltre al quale non è più sostenibile una moneta unica con regole diverse financo nell’uso del contante, se a quel punto i tedeschi dicono: ci vuole il referendum, allora vuol dire che hanno messo in conto la possibilità che salti tutto.

La procedura contro il surplus è una mezza barzelletta, ma consente ai tedeschi di rivoltarsi contro le regole comuni. E non è la prima volta. Da barzelletta si trasforma in omelia, se la cosa viene lasciata nella mani degli impotenti poteri europei. Dite, quindi, ai somari di cessare la chiassata e tornare seri, perché saranno pur bravi nel salto in lungo, ma il secchione sta preparando per loro il salto nel vuoto.

Pubblicato da Libero

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