mercoledì 27 novembre 2013

Fiducia nell'instabilità. Davide Giacalone


Maxi-emendamento & fiducia. Come volevasi dimostrare, com’era del tutto ovvio, come scrivemmo e al contrario di quel che il governo sostenne. Fin qui, però, siamo al sempre uguale, benché pessimo. Il fatto nuovo è un altro: per quel che contiene la legge di stabilità non prenderebbe mai e poi mai la maggioranza, ma nemmeno come atto di fiducia, dato che non la nutrono neanche quelli che reggono il governo. Il Parlamento vota per disperazione, mancanza d’alternativa e voglia di restare dove si trova. Per il resto: nisba. Sono sicuro che un testo come questo non prenderebbe il voto di uno come Stefano Fassina, e neanche la sua fiducia. Uno come Mario Monti non lo avrebbe neanche toccato, per paura fosse infetto. Angelino Alfano avrebbe avuto parole a mento alto, per dirne il peggio. Invece lo votano, perché quello è il palco da cui s’assiste alla caduta di Silvio Berlusconi. Senza neanche l’alibi che possa essere, quella legge, lontanamente utile all’Italia. Né l’alibi opposto, che se non cadesse ne cambierebbe la sostanza.

L’ultimo brivido è stato la nascita dell’Iuc, che sostituisce l’Imu. L’Imposta unica comunale al posto dell’Imposta municipale unica. Con quelli della sinistra che s’affrettano ad aggiungere: non si applicherà alla prima casa. Che poi sarebbe quel che chiedeva la destra e loro sostenevano fosse un errore. Un anno di gestazione e otto mesi di travaglio per cambiare la “m” con la “c”. Laddove la truffa sta nella “u”, perché non è “unica” manco per niente. Si scorge la sostanza della larga intesa, ma fra Maurizio Crozza e Checco Zalone. (Entrambe bravissimi, talché l’idea culturamica che si debba ridere o con l’uno o con l’altro induce a ridere di chi lo sostiene).

Forza Italia ha votato contro la fiducia. I tempi della rottura sono tali che solo arditamente si può metterla in relazione ai contenuti della legge, o alla scelta di porre la questione di fiducia. Si lega ad altre vicende, sulle quali riflettemmo ad agosto, prevedendo quel che è poi (lentamente) accaduto. Vicende serie, rilevanti, rispetto alle quali sono colpevoli le sottovalutazioni e i trionfalismi. Ma pur sempre vicende altre, rispetto alla stabilità dei conti italiani.

(Davide Giacalone blog)

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