lunedì 21 gennaio 2008

Sedici anni dopo. Davide Giacalone

Sedici anni dopo il 1992 un’Italia più povera, più sporca e più disordinata, affonda nuovamente nel marasma giudiziario. Dando ragione a Marx, che, al contrario dei marxisti, fu pensatore potente: la prima volta come tragedia e la seconda come farsa. Nel biennio giustizialista 1992-1994, dal quale non siamo mai usciti, una classe politica democratica e capace di non perdere mai la maggioranza assoluta dei consensi elettorali, fu travolta dalla propria incapacità di comprendere le conseguenze del nuovo ordine mondiale, succeduto alla fine della guerra fredda, dalla propria perdita di moralità, e da un’azione giudiziaria che ebbe nella procura di Milano la propria intelligenza e pianificazione, capace di diffondere l’eco nelle altre procure. Il crollo di quel sistema si accompagnò al crollo del diritto e ad un imponente travaso di ricchezza dalle casse pubbliche a poche tasche private, anche non italiane. Quando si riscriverà quella storia non si tratterà d’essere “revisionisti”, ma di leggere, per la prima volta, la realtà senza mascherarla con il pregiudizio e la propaganda.
Ora le cose vanno diversamente. La magistratura riafferma il proprio potere, ma ha perso funzione unitaria e centro motore. Ciascuno va per i fatti propri, organizzando lo spionaggio di massa e l’istruzione di procedimenti ridicoli. Non saprei come altro definire le inchieste sulle attricette in una città avvelenata da rifiuti e malaffare, o quelle sulle presunte concussioni dove il concusso non si ritiene tale e la malapratica della lottizzazione è prevista dalla legge. Il mondo politico, del resto, ha perso i partiti e le idee (buone o cattive) ed è popolato da abusivi che si autoconservano senza disporre di consenso democratico. Da quattordici anni gli italiani votano non per, ma contro qualcuno. Ancora un poco e dimenticheranno il perché. L’opposizione rimprovera al governo le famiglie che s’indebitano ed affamano, salvo le due parti scambiarsi il posto ed anche il copione. Restano clientelismo e corruzione, senza che sia possibile fare appello alla giustizia, oramai ridotta ad inquisizione fine a se stessa.
La seconda Repubblica, istituzionalmente mai nata, è riuscita a morire. Ora basta. Il confine fra decadimento e immiserimento, fra rifiuto e cattiveria, è sottile. Ed è pericoloso.

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