martedì 6 agosto 2013

Sentenze e politica. Gianni Pardo

Riguardo alla sentenza della Cassazione su Berlusconi ci si può chiedere se corrisponda alla colpevolezza (o all’innocenza) dell’imputato: ma è una direzione azzardata perché non si è seguito il caso, non si sono lette le carte, non si sono ascoltate le deposizioni e le arringhe. Infatti alcuni di questa documentazione fanno a meno perché si fidano della magistratura, e alcuni di questa documentazione fanno a meno perché non si fidano della magistratura. La cosa triste è che quasi nessuno prende la sentenza per quello che dovrebbe essere: cioè per l’accertamento di una verità, se pure giudiziaria. I colpevolisti vi vedono soltanto una riprova del loro personale giudizio su Silvio Berlusconi, gli innocentisti hanno atteso la sentenza senza trepidazione, risoluti a considerarla la conferma di una persecuzione giudiziaria.

In questo campo hanno l’animo tranquillo solo gli ingenui che non sono né berlusconiani né antiberlusconiani - se ce ne sono - i quali “hanno fiducia nella magistratura”. E l’hanno soltanto perché non sanno quanto inevitabilmente umane siano le sue decisioni. Ho personalmente conosciuto un Presidente di Corte d’Assise accusato di corruzione il quale si diceva innocente ma era letteralmente terrorizzato dal giudizio che doveva affrontare. E che infatti lo condannò. Ed ho conosciuto un giudice del Tar sottoposto ad un’accusa assurda e fantasiosa, il quale ha vissuto letteralmente sulle spine per mesi, fino al proscioglimento in istruttoria: ma sarebbe stato tanto spaventato se, essendo incontrovertibilmente innocente, avesse avuto “fiducia nella magistratura”? E tuttavia ciò non dice nulla ai normali cittadini. Per loro è semplice: “Se l’hanno condannato, deve essere colpevole”. Mentre un avvocato o un altro magistrato direbbero: “Se l’hanno condannato, vuole dire che si sono convinti della sua colpevolezza”. Fa differenza.

Ciò che a proposito di Silvio Berlusconi unifica i commenti di tutti, innocentisti e colpevolisti, è lo sforzo di interpretare la sentenza in un senso politico che non dovrebbe avere e che invece, inevitabilmente, ha: viene così confermato che durante il loro mandato gli uomini di Stato non andrebbero processati, proprio per evitare l’interferenza del potere giudiziario sul legislativo. Ma gli italiani - ubriachi di egualitarismo e di giustizialismo - credono che quello sarebbe un privilegio inaccettabile e non capiscono che questa guarentigia è in primo luogo una garanzia di libertà e in secondo luogo un grande vantaggio per la stessa magistratura. I giudici non devono vedersi caricare di una responsabilità che assolutamente non compete loro e che può soltanto danneggiare la loro immagine. Infatti, se la loro decisione fosse onestissima e giuridicamente correttissima ma andasse contro l’opinione maggioritaria del Paese, la gente non direbbe: “Hanno deciso secondo giustizia” ma: “Hanno deciso in quel modo perché politicamente faziosi”.

C’è di più. Facciamo un’ipotesi lontana dall’attualità europea. Immaginiamo che i magistrati debbano giudicare un capo politico accusato di voler instaurare la dittatura e che essi si rendano conto della sua perfetta innocenza. Però sanno anche che, se lo assolvono, il Paese vicino li invaderà col pretesto di “salvare la democrazia”. Che cosa devono fare, decidere secondo le norme del diritto, provocando la fine dell’indipendenza della Patria, o condannare un innocente per ragioni di opportunità? È giusto che una simile responsabilità incomba su dei funzionari privi di legittimazione democratica e di responsabilità politica? È accettabile che dei galantuomini, sostanzialmente dei privati cittadini, siano caricati del peso di decisioni che hanno importanza per la vita dell’intero Paese? Essi rischiano di essere considerati faziosi anche quando decidono secondo le norme, e rischiano di essere giudicati sconsiderati quando decidono secondo le norme ma danneggiano la nazione. Non è giusto che, se necessario, una simile responsabilità sia assunta dal Parlamento, che rappresenta il popolo e la sua volontà? La separazione dei poteri non è un optional. (LS Blog)

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