martedì 6 agosto 2013

In 28mila per un posto all'Ikea delle polemiche. Nino Materi

Quando si dice «la politica non è più in grado di intercettare i bisogni della gente». Vero. Verissimo. Ne volete una prova? Sei anni fa l'Ikea decide di aprire una filiale in Toscana.
Basta l'annuncio per scatenare la follia «smontatrice» di certi e amministratori: «L'Ikea nel mio Comune? Mai!». Neanche si trattasse di una discarica a cielo aperto o di una centrale nucleare col nocciolo già scoperto».

L'ostruzionismo delle istituzioni toscane diventa quasi una barzelletta che ben presto travalica i confini regionali e nazionali. A Bruxelles, infatti, il presidente della Commissione europea, Barroso, cita il caso Toscana-Ikea come un «esempio negativo delle tempistiche con cui vengono rilasciati i permessi per i nuovi insediamenti produttivi». Barroso va giù duro: «Il gruppo svedese Ikea è stato costretto ad attendere sei anni per avere il permesso per aprire un nuovo punto vendita, quando in Cina servono solo otto mesi».

Ma questa è ormai acqua passata; il dato più clamoroso di oggi è invece un altro: sono 28.616 coloro che attraverso il sito internet di Ikea hanno inviato la propria candidatura per partecipare alla selezione per le assunzioni nel nuovo punto vendita di Pisa (questa, alla fine, la città prescelta ndr) che occuperà circa 200 addetti. Una risposta clamorosa a tutti i quei politici che facendosi interpreti della «volontà popolare» sostenevano che l'Ikea avrebbe portato solo guai. Quei 28.616 curricula inviati all'Ikea sono lì a dimostrare che questi politici farebbero meglio ad andare a nascondersi. Come, ad esempio, Alessio Bellini, esponente di Sinistra Ecologia e Libertà e assessore al comune di Santa Croce sull'Arno metteva in guardia dalla «cementificazione e dal carico di traffico che ne deriverebbe, con autoveicoli e tir che intaserebbero i fine settimana dedicati agli acquisti compulsivi...». Per poi aggiungere: «Insomma, chi prova a problematizzare la questione viene visto come uno un po' coglione...». Parole sante.

Intanto l'ufficio risorse umane di Ikea Italia ha iniziato lo screening dei curricula ricevuti. A partire dalla prima settimana di settembre i candidati ritenuti idonei saranno convocati per un primo colloquio di gruppo. Ma all'ecologista Bellini (e ai suoi amici) un'azienda disposta ad assumere centinaia di giovani sta proprio sullo stomaco: «A me Ikea non convince, non convince proprio per niente. E non farò parte del coro degli entusiasti adoratori del consumo e del lavoro ad-ogni-costo. Per questo inizierò a tessere con puntiglio la mia piccola tela».

Che sia per caso la tela della disoccupazione? (il Giornale)

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