mercoledì 15 dicembre 2010

Chi ha perso di più con il voto di sfiducia? Pierluigi Magnaschi

La gioiosa macchina da guerra di Gianfranco Fini si è infranta sul voto di sfiducia. Il bilancio politico di questa battaglia personalistica (vai via tu, che mi ci metto io) è catastrofico per il leader dei futuristi. In un paese normale (ma l’Italia non lo è) chiunque si dimetterebbe.

Fini ha sbagliato tutte le mosse. Prima, aveva ingolosito il Pd proponendogli di fare un governo di salute pubblica. Bersani, già infiacchito dalla primarie che gli sfuggono dalle mani, ha visto, nell’alleanza con l’ex capo dei fascisti, la chiave di volta per far sloggiare dal potere Berlusconi (che può essere un obiettivo ma che, da solo, non è certo una politica). Fini, però, dopo aver visto i sondaggi che dimostravano che gli elettori sarebbero fuggiti dal Fli se si fosse alleato con il Pd, ha ingranato la retromarcia e, rischiando di grippare il motore, ha annunciato che «non si sarebbe mai alleato con il Pd» lasciando così Bersani in bilico, con il cerino in mano e l’aria stranita. Perdere la faccia, per il Fli, è grave; ma perderla, per il Pd, a causa del Fli, è devastante.

A questo punto, Fini ha ripiegato sul terzo polo con Pierferdinando Casini. Quest’ultimo, che è l’unico ad essere uscito, non solo indenne ma anche visibilmente rafforzato da questa vicenda, si è accorto della strumentalizzazione e, sia pure continuando ad abbaiare contro il Cavaliere, ha lasciato cadere Fini come una pera matura.

A questo punto a Fini restava solo una chance per cercare di salvare la faccia. Far dimettere Berlusconi con il voto di sfiducia. Non gli è riuscita nemmeno questa operazione che, ancora poco prima del voto, veniva data per sicurissima. Berlusconi, da parte sua, ha sicuramente vinto rispetto alle previsioni della vigilia. Ma, altrettanto sicuramente, è uscito indebolito da questo braccio di ferro perché la maggioranza di cui oggi dispone in Parlamento è risicata anche se può aumentare, visto lo stato catatonico in cui versa Fini. Un condottiero sconfitto infatti non attira certo gli entusiasmi della truppa che inevitabilmente tiene famiglia e deve pensare a un futuro che Futuro e libertà non riesce più ad assicurargli. Oltretutto, anche idealmente, non tutti i futuristi sono dei descamisados come Bocchino o degli scalatori di tetti come Briguglio o dei radicali come Della Vedova. I futuristi moderati hanno sopportato a fatica l’esplodere incontrollato degli appetiti di visibilità di certi esponenti Fli a briglia sciolta, per cui la coabitazione, adesso, potrebbe diventare difficile. Dopo il Carnevale viene la Quaresima anche per gli atei. Soprattutto se il Carnevale (senza rete: l’importante era solo gridare) è durato più del solito. (Libero)

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