mercoledì 31 ottobre 2007

Intervista a Corrado Carnevale, giudice di Cassazione: "Non pagano mai gli errori che fanno". Dimitri Buffa

Quale è quella categoria di dipendenti pubblici italiani, anzi quella casta, che va in televisione per fare carriera facendo pubblicità al proprio lavoro e che non paga mai il fio anche solo economico dei propri errori? L’indovinello non è di quelli della Sfinge: si tratta dei magistrati. Questo emerge dal ritratto che fa di loro il giudice Corrado Carnevale, ritornato in Cassazione dopo anni di esilio decretato proprio da altri magistrati.

Dottor Carnevale che idea si è fatto della singolar tenzone tra Mastella e De Magistris?
Diciamo che se i motivi addotti dal ministro per il trasferimento del pm sono quelli che ho letto sui giornali mi sembra esserci poca sostanza. Se dovessimo trasferire tutti i giudici che rilasciano interviste l’Italia avrebbe bisogno di nuove linee ferroviarie dedicate apposta ai magistrati che vanno da un distretto di corte d’appello all’altro.

E la violazione del segreto istruttorio?
E’ un’altra ipocrisia, così fan tutti. Non esiste atto favorevole all’accusa che finisca in mano a un giornalista che non sia stato passato dal magistrato che vi aveva interesse. E quando invece l’atto porta punti alla difesa si può stare sicuri che è stato il difensore dell’imputato, il quale però non ha obblighi penali, ma solo deontologici.

Ma come mai adesso i magistrati si fanno anche la guerra tra di loro, come si è visto proprio nel caso di De Magistris e in quello della Forleo?
Non bastava la lotta contro i politici?Evidentemente no. In questa rincorsa al potere molto può la gelosia reciproca: quello va in televisione e io no? E io allora lo indago, lo metto sotto inchiesta. Magari così sembrerà paradossale, ma il meccanismo mentale è questo.

Lei ovviamente pensa tutto il male possibile di questi suoi colleghi che, invece di rivolgersi in silenzio alle autorità giudiziarie competenti per difendere il proprio lavoro, la propria onorabilità e la propria sicurezza, fanno comizi in tv?
Non c’è dubbio che io non li ammiri. Anche perché trasmettono un messaggio altamente diseducativo a chi li guarda, cioè quello che in Italia, se ti capita qualcosa, o vai in tv e la denunci aizzando le piazze mediatiche oppure soccombi. Con un corollario: e cioè che delle autorità costituite non ci si può fidare. E questo messaggio quando promana da un magistrato è altamente devastante.

Non c’è anche la voglia di apparire per fare carriera?
Questo è il lato inconfessabile e cinico di tutta la vicenda. Un giudice che non riesce a vendere bene la propria inchiesta neanche esiste. In tv c’è la scorciatoia magica, ad esempio per diventare capi del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, da ex procuratori della repubblica, con il vantaggio economico che comporta ricevere un’indennità pensionabile, oltre al lauto stipendio, pari solo a quella che percepisce anche il capo della polizia. Ma questo Stella e Rizzo si sono dimenticati di scriverlo quando hanno fatto il libro sulla Casta...

Se è per questo si sono dimenticati in genere della casta dei magistrati...
Appunto, con l’unica eccezione di Calabrò, che però non è di certo il solo a cumulare incarichi extra giudiziari molto remunerati.

E questa storia che tutti si sentono delegittimati?
E’ un’altra stupidaggine: la verità è che in Italia, non esistendo la magistratura elettiva come negli Stati Uniti, i singoli magistrati sono legittimati solo da un concorso pubblico che bene o male sono riusciti a passare. E sottolineo quel “bene” e quel “male”, perché certo non si tratta mica di concorsi molto diversi da quelli che fanno gli altri dipendenti pubblici, raccomandazioni scandali e favoritismi compresi.

Per cui la grande occasione persa è stata quella di non dare attuazione al referendum dei radicali dell’epoca di Tortora che aveva abolito la norma della legge sulle guarentigie del magistrato che di fatto impediva qualunque richiesta di risarcimento per colpa grave?
Sì quella fu la grande occasione mancata dalla classe politica italiana, che si illudeva di blandire la categoria, quasi di comprarsela, con quel provvedimento legislativo che ha caricato in capo allo Stato ogni eventuale, molto eventuale, risarcimento, e che ha fatto anche la fortuna della compagnia di assicurazioni della moglie di un collega di Milano...

Questa ce la deve raccontare..
E’ una storia che gli addetti ai lavori conoscono benissimo. Era da poco passato il referendum ma non era ancora stata varata la legge di Vassalli che di fatto lo vanificò. Cominciarono ad arrivare sulle nostre scrivanie molte proposte da parte di compagnie di assicurazioni che avevano intuito un nuovo possibile business. Tra esse la più vantaggiosa fu quella che ci pervenne da parte della agenzia della moglie di un nostro collega di Milano di cui taccio il nome per carità di patria. Era un’offerta molto favorevole perché il premio era basso e tutti si precipitarono a stipularla. Io no. Perché ero e rimango un giudice di principi veri, quelli del diritto, non di principi declamati. Fatto sta che la signora fece un affare enorme...

Perché?
Perché se è vero che i premi sembravano bassi rispetto al rischio, negli anni l’agenzia della signora non ha mai dovuto, sottolineo mai, mettere mano al portafoglio perché non un solo “sinistro” è mai capitato di dovere liquidare. D’altronde la legge varata da Vassalli prevede che prima di accedere allo stesso rimborso dello stato bisogna prima passare un incomprensibile vaglio di ammissibilità che nell’85% dei casi non viene oltrepassato e io posso dirlo con certezza visto che prima di andare per la prima volta in pensione, la prossima sarà nel 2013, alla prima civile della Cassazione mi occupavo proprio di ricorsi abbastanza disperati contro questa griglia da forche caudine. Ma anche quando si arrivava al riconoscimento del danno e al risarcimento da parte dello Stato, mai quest’ultimo ha ritenuto di rivalersi sulla categoria dei magistrati.
Oppure dovrei chiamarla forse casta? Sia come sia. Oggi tutti vorrebbero il portafoglio clienti di quella signora”.

Tutto ciò naturalmente alla faccia della retorica sul conflitto di interessi?
Già, proprio così. Alla sua faccia. (l'Opinione)

1 commento:

Anonimo ha detto...

ma bravo diamo credito a un giudice che annullava i processi di mafia per vizi formali, che scarcerò michele greco il "papa della mafia" che definì cretini falcone e Borsellino.anche la legge ab personam per lasciarlo in carica fino ad 83 anni. mi vergogno di questo paese che ha votato una destra mafiosa e pidduista e di giornalisti che scrivono boiate per gente che guarda costanzo e il grande fratello