mercoledì 21 novembre 2007

Di che recessione si parla? il Foglio

La Fed rende pubblici i verbali del board: crescita al 2-3 per cento nel 2008.

La Federal Reserve, in attuazione della politica di trasparenza, decisa dal presidente Ben Bernanke, ha reso note le discussioni fra i membri del board che hanno motivato le sue decisioni recenti e le loro vedute circa il tasso di inflazione e l’occupazione e la crescita del pil degli Usa, per il prossimo triennio. Questa pubblicazione ha suscitato una grossa sorpresa perché mostra come le opinioni dei componenti del board della Fed riguardo le prospettive economiche degli Usa siano molto diverse da quelle circolate nell’ultimo periodo in Europa e in America. Negli ambienti finanziari e in alcuni media influenti come l’Economist si era fatta strada l’idea che gli Usa stiano andando verso una recessione. Il dollaro all’inizio della settimana era sceso ancora, in relazione all’ipotesi – data come estremamente probabile – che la Fed stesse per tagliare il tasso di un quarto di punto o di mezzo punto, rispetto all’attuale livello del 4,5 per cento, per combattere i pericoli imminenti di recessione. Al contrario, i resoconti delle discussioni della Fed mostrano che tutti sono piuttosto ottimisti circa il pil degli Usa. Per il 2008 nessun banchiere centrale americano prevede una crescita del pil inferiore al 2 per cento, una parte la stima sul 3 per cento e un’altra parte sul 2,8. Dato che il pil degli Usa nel terzo trimestre del 2007 ha registrato una eccezionale crescita del 3,9 per cento annuo si può affermare che queste valutazioni comportano un rallentamento rispetto a questo dato. Ma tutte le stime vedono una economia robusta in fase di espansione, sia pure con andamenti diversi nei vari trimestri, trainata da una confortevole domanda domestica di consumi, sorretta da un sostenuto livello d’occupazione e dalla cresciuta della domanda estera. Che è favorita dal ridimensionamento del cambio del dollaro con le maggiori valute rispetto alle precedenti quotazioni. E’ difficile desumere da questi resoconti una inclinazione della Fed a riduzioni consistenti del tasso di interesse, rivolte a sostenere l’economia. E, d’altra parte, lo sforzo di trasparenza della Fed è un grosso passo avanti, non solo rispetto alla sua prassi passata, ma anche rispetto agli usi della Bce.

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